domenica 21 novembre 2010
lunedì 16 agosto 2010
Ti presterei volentieri il cuore
Ti presterei volentieri il cuore
in che condizioni lo troverai
l’aorta sghemba
il ventricolo consumato
l’atrio stanco
e per niente spazioso
ha vissuto
ha fatto il suo
a giudicare dal sangue che pompa
ha ancora tempo per te.
Compitato da Fontina Boy alle 14:08 6 paralipomeni Materia: Poeta
giovedì 15 luglio 2010
L'argine
Gonfiano le sponde
crepano le muricciate
travolti sono i primi animali.
L’argine
s’è rotto
il fiume
nella notte
straripa
i contadini
tutti nel paese
suonano l’allarme
la parola d’ordine è contenzione
provano e provano
è inutile tutto
non capiscono
se i campi secchi di prima
sono perduti
allagati
o germoglieranno
Solo un neonato
non visto
a mezza luce
nella culla
lasciata sola
dall’emergenza
sorride
sogna l’acqua in cui ha nuotato
la stessa acqua
capisce senza errore
l’amore ha
attraversato un uomo.
Compitato da Fontina Boy alle 11:33 3 paralipomeni Materia: Poeta
lunedì 28 giugno 2010
Fontina Boy innamorato
Compitato da Fontina Boy alle 10:03 2 paralipomeni Materia: Cosacce
lunedì 31 maggio 2010
Conosco le pieghe delle tue mani
Conosco le pieghe delle tue mani
a una a una
il nodo grosso delle
falangi e della mia
gola
le unghie brevi, e curate,
gli incavi della vita
gli scarti di quella
vena
il tondo dei polpastrelli
le dita digitali
si muovono sottili come
alici sul pelo dell’acqua
le sfoglio
e sono
pagine di un romanzo
non scritto
di cui esistono solo
l’inizio e la conclusione
due parole per il tutto
le stesse
indicibili da sempre
o da mai.
Compitato da Fontina Boy alle 01:56 6 paralipomeni Materia: Poeta
lunedì 10 maggio 2010
La tua casa
Conosco
le vene di
tutto il paese.
Vene d’acciaio.
Conosco
tutte le arterie
di questo e
di altri paesi.
Arterie di fumo.
Conosco
e sono instabili
le rotte fatte
di mare e d’aria.
Se non tutte,
quasi.
Niente da fare.
Fra tutte le cose
fra tutte le case
compresa la mia
la tua
è l’abbraccio stretto
è il respiro fermo
è la mammella che nutre
è il mondo in una stanza
anche quando
ti allontani,
sei sempre lì.
Compitato da Fontina Boy alle 21:35 4 paralipomeni Materia: Poeta
mercoledì 5 maggio 2010
H di Ospedale
Compitato da Fontina Boy alle 14:06 2 paralipomeni Materia: Più auto che bio
domenica 25 aprile 2010
Verso sera
Vorrei
provare
quella calma
ricca
di tranquillità
trovarti
tornando
a casa
verso sera.
Vorrei
potermi
poterti
dire
tu apparecchi
io cucino
amore?
al ritmo di
una luce
tremolante
che intanto
non è il buio
quando è sera.
Vorrei, potrei, mi piacerebbe
verso sera
la comodità
gioca in casa
un divano ampio
la seduta retta
vieni qui da me?
accoglie.
Probabilmente sarei perfetto.
È che non voglio.
Dove metto
le ombre
le nebbie
i morti
li ho dentro
mi parlano
ne sanno
una più del diavolo
figuriamoci dei vivi.
Cosa faccio
di questa bava
sottile
di lumaca, ultracorpo
ultrapensiero
infatti ci vede oltre
infatti tu rispondi
e ti vede là
come se fossi qui
quando ti scrivo
verso sera
e forse è anche più tardi.
Ecco oggi
torno a casa
verso sera
le famiglie
nel supermercato
i marinai sono scimmie
sulle vele
del porto dirimpetto.
Mi fermo
vedo me dipartire
l’uno qua
l’altro là.
Mi fermo
e ti penso,
non sarai un’àncora
ma una boa sì.
Compitato da Fontina Boy alle 11:56 5 paralipomeni Materia: Poeta
sabato 3 aprile 2010
La frutta fa bene
Per solidarietà io mangiai la sua e Rach3 la mia, e fu lì che scoprimmo la bontà infinita dei datteri.
Compitato da Fontina Boy alle 15:52 3 paralipomeni Materia: Amarcord
martedì 16 marzo 2010
Album
Ce l’hai Dossena?
A quattordici anni
ne parlò anche
il telegiornale
ricordo
un collezionabile
cui mancava
un pezzo.
Era stato fatto
di proposito
era una truffa.
Giurando di averlo visto
noi lo cercavamo
in ogni pacchetto
-ecco, ora esce!-
-vedrete, qui c’è!-
ce lo aspettavamo
come fosse dovuto
come il cane la ciotola piena
senza tanti perché
per il digiuno.
Oggi che pure
non sono passati
tanti anni
abbiamo
tutti stipato
cassetti di doppioni e
ci siamo
tutti detti
che quell’album ha
un nome e
la ricerca una scadenza.
Compitato da Fontina Boy alle 20:58 8 paralipomeni Materia: Poeta
domenica 28 febbraio 2010
La fine dell'amore
dopo tanto lavacro
muscoli
di guance scolpite
sorridono
finito o (nemmeno) iniziato,
un appetito nuovo
Compitato da Fontina Boy alle 21:37 12 paralipomeni Materia: Poeta
sabato 20 febbraio 2010
Fanny la mitopoiesi
Nutriva grandi ambizioni
risolvere la questione dell’uranio impoverito (poverino!)
fare le divisioni con i controcoglioni
vivere, di sicuro, in qualche bel libriccino.
Le soddisfò in parte,
ma -occorre dire- una buonissima parte:
le divisioni, che arte!
Fu la vita, invece, a decidere il resto per lei:
lo sradicamento, ora dov’è che sei?
(Parmigiano e cavallo pesto)
l’insegnamento, un lavoro mesto
per chi ha fame di conoscenz-iamoci in chat? See More
e sulla spalla (per tacer di Gigliola che cinguetta che è un amore)
non le basta certo un pat-pat
gli incontri clandestini, son tunisini, marocchini, algerini, carbonato di sodio, aretini
ché a cavalli donati
non si guarda in bocca
una vita, ecco, di fuggi e tocca.
Scompariva lenta dalla vita
una vita ‘tanta’ così
senza che ce ne accorgessimo
se letto di più avessimo
trovata l’avremmo nel Bhagavadgita.
Invece puf
proprio lei che ogni mattina prendeva il ciuf ciuf.
Tanto repentina
che l’uno dice: ‘non c’è mai stata a Parma!’
e l’altro ridice: ‘fiuu, altrimenti addio karma’.
Compitato da Fontina Boy alle 18:34 8 paralipomeni Materia: Antologia di Fork River (omaggio a Topolino)
martedì 26 gennaio 2010
Cose turche
Compitato da Fontina Boy alle 10:22 10 paralipomeni Materia: Al giro
sabato 16 gennaio 2010
L'arrivo a Roma
Ogni volta che arrivo a Roma -il regionale da Arezzo, dopo le tante soste, va a incunearsi immancabilmente al binario numero uno o, appena più in là, al terzo, come a rivendicare un primato di orgoglio che i quadri ferrovieri gli hanno negato dalla nascita- mi prende il magone. Dal treno, la prospettiva è sbilenca e univoca e quando vedo affiancarsi la via di una tangenziale teoricamente anonima ma che, in pratica, è solo e soltanto quella là, io già sono preda di ubbie indefinibili. Poi passano, come un esercito in fila in attesa della ripassata di sguardo del capitano, l’edificio in vitro di Sky, qualche fintantica trattoria, i pini marittimi che in Italia dov’è che non sono. Già lo so, che sto arrivando, ma il culmine arriva poco dopo: con lo scorrere, invariabile, di palazzi che, oh sarà pure improbabile!, ma paiono esistere solo a Roma: sono rossi, tozzi, squadrati, massicci, ed è chiaro in un lampo: stanno riflettendo, architettonicamente, tutta la tronfia e poco duttile violenza carismatica del vecchio dittatore. Un poco, anche, del suo squallore di onnipotenza, un poco del suo gusto estetico. I binari, una lunga colata di cemento, due sprazzi impressionistici di verde e questi cosi così. Roma è alle porte, e il suo tramite è l’ingresso in città visto da una metropolitana dipinto da Hopper. Tutto questo non solleva il magone, anzi. Lo stimola (forse: lo crea), lo alimenta, in parte lo sazia. Già, perché Roma non è magnanima; Roma, metropoli di oggi che sa quanto è pesante il passato e pertanto può predire il futuro, non ti concede tanto tempo per crogiolarti nelle tue indicibili nostalgie, nelle tue proprie malinconie. Dalla tangenziale, se il treno non è più lento del solito, non ci sono più di cinque minuti per arrivare a destinazione, al capolinea estremo che è lì a dirti caput mundi di qui non si passa o si scende o si torna indietro. E lo scendere significa già precipitare nei tempi di Roma e, quindi, abbandonarsi al caos e amen. Nostalgie e malinconie riverranno, tranquilli, perché Roma è impossibile viverla tutta, e quindi, nel quieto cantuccio del proprio quartiere, la vita, facendosi di nuovo un po’ provinciale, si fa anche di nuovo sola. La vita di quartiere, una sorta di àncora di salvataggio, dove tutto -anche la solitudine- è riconducibile a una realtà, per quanto ambigua e sfuggente, e ti dà un senso di concretezza, pertanto di -sua- superabilità. Che a dare retta a Roma si finirebbe soli e disperati, incapaci di comprendere sé stessi e gli altri, tutti pazzi. La follia di essere eternamente singoli nella folla; perché ti mangia, Roma, se non stai attento, come fa Sordi con i suoi maccaroni. E attento è dura esserlo, a Roma: lei fa di tutto -con la Storia, con la cultura, con la natura, con l’esibizione di Sé- per distrarti, per farti mollare la presa e poi, zac!, un lampo e sei fritto, come i fiori di zucchina che da altre parti, nei baracchini, mica ce li vedi. Un vampiro che ha bisogno delle storie minime di ognuno di noi per nutrirsi, digerendole, metabolizzandole e, saziato, risputarle sotto forma di Storia, quella con la S maiuscola. Che Roma, forte e debole per questo (e lei lo sa!, la meretrice, sempre disposta dunque a vendere e vendersi), ha bisogno degli esseri umani, del loro sangue, (in)consapevolmente votati al suo sacrificio; e i suoi abitanti, i romani, sono di Roma, mercenari e scagnozzi che ne hanno ormai assorbito la filosofia: ti chiedono e non ti danno, ti impongono senza ascoltarti, ti usurpano sapendo di calpestarti e credendo, con il compiaciuto candore di chi sa di potersi permettere ogni cosa, di farti un piacere, o un dovere alla meno peggio. Che essere seppellito da suole romane non è mica cosa da poco, è il loro ammicco.
Compitato da Fontina Boy alle 08:00 3 paralipomeni Materia: Letteraria
sabato 2 gennaio 2010
Lettera all'America
Cara America,
Compitato da Fontina Boy alle 05:32 8 paralipomeni Materia: Pensierini