mercoledì 17 dicembre 2008

I cuori in cielo




















Comparvero in cielo senza preavviso. Gonfi, vivi, pulsanti; naturalmente, rossi. Cuori di carne sospesi su, nell’aria tesa da neve, né troppo in alto né troppo in basso, sembravano burattini tenuti dai fili invisibili di un burattinaio invisibile. Chi rivolgeva giù, nella strada, il ventricolo destro, aperto come un fiore appena sbocciato; un fiore sanguinante. Uno stillicidio irregolare, discontinuo rosseggiava infatti l’aria, regalando una falsa illusione di tramonto. Polvere di sangue sospesa. Chi fra loro aveva invece l’atrio rivolto verso l’alto pareva un vulcano che erutti su sé stesso, tanto lo zampillio era sottile, definito. Come un cuore perfettamente umano e perfettamente funzionante, cosa che era, disperdeva sangue e recuperava lo stesso sangue. Perché e per chi, quello no, non era dato saperlo.
Comparvero in cielo senza preavviso, neanche troppo presto di una mattina uguale a tutte le altre, ed erano tanti da oscurarlo. L’aria intirizzita e le ampie schiarite preannunciate dal meteo potevano far pensare alla neve, e già quello sarebbe stato un evento straordinario non attaccando generalmente mai in centro città, non certo a cuori della dimensione di un pugno che, non fosse per l’inquietudine che imponevano, rischiavano di rendersi ridicoli. Almeno fossero stati cuori romantici di stilizzata tradizione. Invece no, a parte starsene fissi nel petto del cielo e darci assaggio dei loro umori, non facevano proprio niente. Proprio questo non ci faceva stare tranquilli.

Questo e il fatto che un cielo così sgombro - di nuvole, di uccelli, di vita - non si era mai visto.