martedì 10 giugno 2008

Lupo la peripatetica

















Tutto iniziò con gli studi
facoltà e voglie da architetto
lei gode, tu sudi;
usò prima il compasso per diletto,
il proprio beninteso,
poi fu la volta del lucido, arrotolato
e non già steso,
oddio, cos'è stato, cos'è stato?
Si insinuò il piacere
nell'abitudine da zitella
e questo portò al poco temere
via i libri, che bella son bella
ora è il turno di volere.
Gli occhi stramazzati,
quasi viola, quasi da gatto,
ti fissan come congelati
uno sguardo come un patto.
La fredda sera non sente
né fa sentire
all'anima che non si pente
di comprare l'amore a poche lire.
Il suo prezzo invariabile,
che soddisfi ante, retro, sotto, sopra,
diventa costume amabile
fra i derelitti, giammai che qualcuno la copra
se non in senso animale
lei che ogni amore dato si rannicchia fetale.
Finché l'inverno scostumato
la ammalò
di un malanno ormai poco usato
e ce la portò via in un soffio, alò.

Triste fu che la sua leggenda durò poche ore,
una figura lontana a passeggio per i viali,
giusto il tempo di una visita dal dottore;
in un lampo dimenticata, ai maiali.