I bagni turchi, in slang locale cosiddetti Hammamet, sono caldi terapeutici per turisti costosi in sostanza un'inculata. Come vedremo, letteralmente. Tutta la Turchia è del resto un'inculata, io per esempio la consiglierei a me stesso solo se per sbaglio fossi certo di essere poi spedito in Ruanda che un po' sì fa schifo pure quella ma vuoi mettere i negri da schiavizzare durante i revival del bel tempo che fu? Ad ogni modo, uno che decide di andarci, prima deve superare la mitica difficoltà numero uno: trovarlo. Questo perché, sopratutto a Istanbul, è come stare a Babele, solo non per il fatto della confusione delle lingue, bensì delle strade. Io per esempio una volta andai a destra invece che a sinistra e mi trovai in Ruanda che un po' si fa schifo pure quella ma vuoi mettere i negri da schiavizzare durante i revival del bel tempo che fu? Poi di solito arriva, come un fulmine a ciel sereno, la difficoltà numero due: è chiuso. Sì d'accordo, c'è il campanello per suonare ma io a quel punto mi sono già stufato, fatemele facili le cose no?, e via dicendo sennò a quel punto, che mi costa?, vado in Ruanda che un po' si fa schifo pure quella ma vuoi mettere i negri da schiavizzare durante i revival del bel tempo che fu? La terza e ultima difficoltà, poi, dico una volta entrati e tutto quanto, è che di solito i bagni turchi non esistono, sono solo luoghi comuni creati per i turisti -spesso i più finocchi!- e al loro posto uno scopre che in realtà c'è il Bar Rino (bar-rino!) che sì va beh è carino però a quel punto quello lo trovavo anche in Ruanda che un po' si fa schifo pure quella ma vuoi mettere i negri da schiavizzare durante i revival del bel tempo che fu? Il preambolo serviva, oltreché per creare atmosfera (parecchia!), a spiegare un altro luogo comune tipico che la forza di gravità ha creato intorno alla Turchia: sono cose turche. Poi c'è anche da dire che il bagno turco lo puoi fare da solo (ma a quel punto, che mi costa?, allora me lo faccio in Ruanda che un po' si fa schifo pure quella ma vuoi mettere i negri da schiavizzare durante i revival del bel tempo che fu?) oppure c'è l'omino che lo fa per te e a quel punto, se volevo restare sporco, poteva restare in Ruanda che in questo caso fa parecchio schifo e punto. Se scegli l'omino perché da solo non sai come si fa un tipico bagno turco, vuol dire che di cognome non fai Ozpetek ed è un bene. In pratica, dopo lo gnudamento che per fortuna avviene in privato perché uno pensa che i turchi sono gente riservata col cazzo!, l'omino ti conduce mano nella mano nel luogo virginale dello stupro. Indossi dei sandaletti col tacchetto più froci di Harvey Milk (lui sarebbe felice del paragone!) e, giocoforza, basculi il culo alla mercé dell'omino che intanto sta spompinando un angelo in questo luogo virginale, ma finirà presto non vi preoccupate. Quando è di nuovo tutto per te, l'omino ti rignuda (perché nel frattempo t'aveva avvolto in un telo da mare di quelli a sconto a Cesenatico) e con un guanto tipo quelli per i peli dei gatti ti riduce la pelle tutta bella liscia come quella dei grandi ustionati al reparto dell'ospedale di Dachau. Lo stereotipo più trito vuole che l'omino ti agganci la prostata con il dito indice a martello, e infatti è vero. Dopo un po' di sollevamento pesi per dimostrarti quanto sono machi i turchi, molti sciaquii e un tris di sconocchiamenti delle vertebre, l'omino si metterà inderogabilmente in bocca il ditino odoroso come un bimbo ed è quella la fregatura di tutti i bagni turchi come non ce ne sono manco in Ruanda che purtroppo è una nazione che al mondo esiste: tu non resisti a tanto afrore infantile e ci sta che lo abbracci come non hai abbracciato neanche tua mamma dopo che l'hai fatta a pezzi e hai minto sopra il suo corpo (chissà quale pezzo ne ha beneficiato di più?).
E' lì che l'omino, approfittando di tutto il tuo stupore per le cose del mondo e per le relazioni interculturali, ti derviscia e ti inkebabba senza precuazioni. Sono cose belle.