E' il 7 ottobre 1985, non c'ho da ricordarmelo; ho cinque anni e la fimosi, anche a quell'età, fa uno spavento. Qualche anno prima c'era stata la sciagura del Titanic, paracci tutti, ora è il mio turno di soffrire. Ti pareva. Il questionare è semplice: io sono pigro, tetragono agli ammonimenti materni, e uno zinzinino tetraplegico. In pratica, all'atto pratico, dopo aver evacuato il panta rei io non mi lavo e torno al ludo che ho dovuto, a malincuore, interrompere per questi bisogni fisiologici che oh, capitano sempre inopportuni. Uno è lì che zulla e si diverte e tonfa, il pippi ti fa toc-toc laggiù dabbasso; un altro è là che costruisce le Lego e ficca forchette negli occhi del fratello maggiore e aritonfa, stavolta c'è del grosso, il puppu non ne vuol sapere di rimanere rintanato. Niente, manco si stesse giocando a nascondino, quello vòl fare tana a tutti i costi. Diobono! E così, un po' ribelle e un po' citrullo, io agli impedimenti esistenziali gli dò il meno ascolto possibile: finché posso reggo il malcapitato, a costo di diventare rosso-rosso e di sentire i gas e gli sfinteri chiedere pietà insieme all'ernia del discobolo là dinnanzi; poi alla fine, se proprio devo cedere, resto stoico e vado di fretta. Fedele alla regal massima: veni, vidi, vici.sabato 30 dicembre 2006
Come evitare la fimosi.
E' il 7 ottobre 1985, non c'ho da ricordarmelo; ho cinque anni e la fimosi, anche a quell'età, fa uno spavento. Qualche anno prima c'era stata la sciagura del Titanic, paracci tutti, ora è il mio turno di soffrire. Ti pareva. Il questionare è semplice: io sono pigro, tetragono agli ammonimenti materni, e uno zinzinino tetraplegico. In pratica, all'atto pratico, dopo aver evacuato il panta rei io non mi lavo e torno al ludo che ho dovuto, a malincuore, interrompere per questi bisogni fisiologici che oh, capitano sempre inopportuni. Uno è lì che zulla e si diverte e tonfa, il pippi ti fa toc-toc laggiù dabbasso; un altro è là che costruisce le Lego e ficca forchette negli occhi del fratello maggiore e aritonfa, stavolta c'è del grosso, il puppu non ne vuol sapere di rimanere rintanato. Niente, manco si stesse giocando a nascondino, quello vòl fare tana a tutti i costi. Diobono! E così, un po' ribelle e un po' citrullo, io agli impedimenti esistenziali gli dò il meno ascolto possibile: finché posso reggo il malcapitato, a costo di diventare rosso-rosso e di sentire i gas e gli sfinteri chiedere pietà insieme all'ernia del discobolo là dinnanzi; poi alla fine, se proprio devo cedere, resto stoico e vado di fretta. Fedele alla regal massima: veni, vidi, vici.Compitato da Fontina Boy alle 23:16 5 paralipomeni Materia: Amarcord
mercoledì 20 dicembre 2006
L'amore ai tempi del Sahara.
Il Sahara: quella distesa infinita di otto milioni di chilometri quadrati, come a dire settecento volte sette la settima villa di Al Qaeda, di polverina che entra su per il naso, di secchielli e palette lasciati lì, di castelli moreschi manco fossimo a Posillipo. Mancano i bambini, e un po' viene da stupirsi, ma c'è dell'altro in compenso. Vento e rovine di civiltà, scheletri di storia, catastrofi nucleari come miraggio mica oblio, l'umanità ridotta a deficienti ingolfati come berberi, tutto il giorno ad arroventarsi se la loro etimologia è derivato di balbuzie o idiozia, tutti blu a confondersi con le fiat duna fuori serie dal marzo di quell'anno e/o il cielo terso e stellato. Il paradiso per chi non c'è mai stato né mai vorrà andarci, il ghibli che soffia se gli va e sennò c'è la bora di levante, il geco che sta seduto e ce ne dovrebbe anche fregare qualcosa. Animalacci o pelosi o stecchiti, che si divertono a nascondersi fra le pieghe di una carne troppo esposta alla brace, rosolata dall'odio di una natura aspide. Il perdersi fra quelle spirali di sabbia e di tuareg, ecco il Sahara, dall'antico nome del saccarosio pronuncia con gorgia toscana da dove provenne per la prima volta: come se tutto quel popò di spazio fosse zucchero distillato. E invece, zac, come può, dove può, quando può, e spesso può, giù fiele a vagonate, orsù deglutisci ora con la bile di dio. Ed eccolo là, il miraggio di una felicità e di un benessere che non possono esistere, dunque Sahara, ovverossia specchio della nostra società arida di aridità, piena di bon-ton da educande, leziosa. L'apparenza - o che desertino tutto liscio e spolverato o come fa a non intenerirti?, sono arrivato a sentire -, e gli avvoltoi adunchi di là da quella. E uno, capita l'antifona, finisce per non sperare manco più. Un medioevo geografico.Compitato da Fontina Boy alle 19:45 11 paralipomeni Materia: Più bio che auto
lunedì 18 dicembre 2006
Nonna!
Ciao nonna,e così, dopo tante volte che hai fatto finta di cercarmi, al gioco del questurino contro il piccolo ladro, ti sei voluta nascondere tu, e per giunta ti sei nascosta pure bene. Sai che ti dico? Hai fatto la cosa giusta! Tocca un po’ a tutti il divertimento, che posso facilmente scommettere come tu – sorniona e discreta – ti stia già divertendo. Tanto ti troveremo, magari ci vorrà un po’ ma ti troveremo. Stanne certa! E' una certezza più che una minaccia.
Certo è un po’ strano saperti partire proprio quando anche io sono lontano. Poi ci penso un attimo e non posso fare a meno di ringraziarti: sapevi bene che scrivo meglio di come mi presento e sapevi ancora meglio che, fra tutte le cerimonie formali, gli addii sono quelli che meno fanno per me. Non si sa mai quel che dire e allora ci si abbandona alla tristezza e alla compassione, come fossero l’unica realtà possibile.
Eppure, se uno decide di partire, o semplicemente di traslocare, dovrebbe essere per andare verso un meglio. Certo, rimane quella sfuggevole tensione per l’imminente cambiamento, ma poi si comprende che è stata la soluzione migliore e ci si abitua presto. Sia chi compie l’azione sia chi, di riflesso, la subisce.
Io davvero non so se questo meglio esiste, e nel caso se si può chiamare aldisu o aldigiù. So un’altra cosa però: che i tuoi tempi erano naturalmente maturi, come quelli di un frutto che o viene colto sano dall’albero o finisce per imputridire a terra; e sono felice che tu sia stata colta quando ancora potevi dare qualcosa altrove piuttosto che inacidirti qua insieme a noi già così acidi. Sarebbe stato penoso per tutti, quello davvero sì.
Personalmente, mi piacerà ricordarti sulla cyclette manco tu dovessi partecipare al prossimo tour, gli occhiali di una volta buoni per il volto di Golia e non per la tua magrezza, le tue piccole ossessioni che tanto mi hanno dato fastidio. Sai com’è, la memoria addolcisce e ispessisce ogni cosa.
Oh, il tuo treno sta per partire, e ancora ti devi mettere le scarpe giuste, devi spegnere tutte le luci, serrare tutte le finestre… Adesso, forse, la luna che tanto ti piaceva osservare dalla finestra la vedrai più nitida.
Buon viaggio. Non dimenticare la papalina che ci potrebbe essere qualche spiffero balordo.
Infine, per non dimenticare: ti saluto con uno ciao perché la vespa costa troppo.
Compitato da Fontina Boy alle 18:42 5 paralipomeni Materia: Più auto che bio
giovedì 30 novembre 2006
Le scuole medie.
7 marzo 1991. Otto anni dopo, stessa data, stessa ora, il Cinema Stanley Kubrick avrebbe chiuso i battenti, e tutti sarebbero stati un po' più infelici. Otto anni prima, invece, nel marzo 1991 appunto, succedevano già cose turche.Compitato da Fontina Boy alle 08:56 5 paralipomeni Materia: Alle medie
giovedì 23 novembre 2006
Mamma li turchi!
Nel settembre 1994, giorno più giorno meno, facevo il mio ingresso nel mondo adulto, quello che ah ma ora son finiti i giorni eh. Il tramite fu, in Piazza della Badia 2, un edificio alquanto diroccato, ex convento di borowczykiana lussuria il cui chiostro ne raccontava, checché se ne dicesse e se ne dica ancora, delle belle.Chiazze, macule, alabastri scivolosi, orpelli di ingegneria ambigua come lassù, verso il cielo infinito, quella rete elettrizzata in cui incauti pennuti, svolazzando in cerca di appoggi per rilassare e poi tendere gli sfinteri, dondolavano ormai inermi ad armate, ora gocciolanti idromele e sangue come piovesse. Il lavoro rende liberi figuriamoci la scuola, una lingua che manteneva del latino il declinato ma del sassone ostentava la coriaceità ci diceva, facendoci sentire tutti uguali, e migliori, e più felici. Le gioie della comunicazione trasparente.
Compitato da Fontina Boy alle 21:45 7 paralipomeni Materia: Amarcord
domenica 19 novembre 2006
Una maionese di idiosincrasie.
Sarà che sono nato all'ospedale, con il rumore bianco dei macchinari di sottofondo, un ron-roon-rooon e ari-trafila di ron vari, ma io non sopporto chi russa; e con sopporto siamo già nel campo dell'eufemismo osé. E' per questo, capisco a mente fredda, che odio la mia famiglia, tutta quanta. Siccome tendo a documentarmi, è venuto fuori che i macchinari che fanno ron sono stati introdotti nel 1978; prima, e dal 1965, facevano arf-arf. Tutto torna: per sperimentare gli inconvenienti dell'assenza di gravità nello spazio e della rarefazione atmosferica della luna, gli scienziati cattivi hanno sacrificato Laika; mio fratello non ha praticamente mai portato fuori Yoda.
Compitato da Fontina Boy alle 19:11 5 paralipomeni Materia: Più bio che auto
giovedì 16 novembre 2006
La scopa-gambe.
E' il 30 settembre 1997, ricordatelo con me: un tardo mattino di scuola saltata, già caduco nelle tonalità autunnali; l'aria ancora benevola, a una certa, si farà frizzantina. Sospensione degli elementi e, ripeto, scuola saltata. Un avvenimento epocale, da mandare a memoria; e infatti.Ci hai perso i chili, il bauìo, l'innocenza, su quelle zampette arroccate là dove la tua natura muliebre non ti avrebbe dovuto portare. Del resto, cosa pretendere?, è da quel dì che pisciavi in piedi, come un omone fatto e finito.
Compitato da Fontina Boy alle 02:57 4 paralipomeni Materia: Yoda Yodina
lunedì 6 novembre 2006
Algebra premaman.
Nel 1985 non andavo ancora a scuola, ma ero già più sveglio di tutti gli altri coetanei di asilo e skinhead che usavo frequentare. Compitato da Fontina Boy alle 15:40 18 paralipomeni Materia: Più auto che bio
venerdì 3 novembre 2006
La questione dei peli.
Nel 1991 ero un bambino felice - specie verso il far del giorno.Andavo alle scuole medie, prendevo i miei bei votini alla faccia di tutti gli altri cretini dei miei compagni, mi si faceva le copertine ogni pié sospinto; e ridevo, e come se ridevo.
- bassezza
- talpiopia
- orecchie a sventola
- culo a mandolino.
Ero, insomma, nella fase ancora impubere tra l'istrione e l'istrice da ora-la-metto-sotto-splat; mi avviavo, ecco, verso quella adoraaabile fascia teen che, in presenza di qualche chilo in più che forse allora c'era pure, avrebbe fatto di me una tin. Una goduria di vita - scocca unica, non replicabile.
La pubertà coming-soon, le sbrodolature notturne, i puerili innamoramenti, i primi rossori; e, per quel che mi riguarda, la vexata quaestio dei peli. Peli neri, peli virili, peli maschi.
Sui polpacci, sul primo pérone, sulla coda della tibia, finanche giù, sul dorso dei tarsi; ciuffi, mucchi, macchie di leopardo di peli vivi, vegeti, scuri come l'ebano che forgiò le prime capanne dei nativi preistorici.
Nel 1991 ero ancora, nolente o volente come poi mi sarebbe capitato con sempre maggior normalità, in anticipo sui tempi. Un ante litteram di undici anni ancora da compiere. Adulto in mezzo agli infanti, a cui era dato il permesso di toccare i primi culetti, inebriarsi di afrori muliebri, titillare cuori & clitoridi. Vivevo la mia ipertrofia tricotica con fierezza wasp e falsa modestia.
Nel 1992, senza che io me ne rendessi conto, si sparse la mania di King Kong. Era dal 1933 di E.B. Schoedsack e Merian C. Cooper che il mondo se l'era dimenticato, e ora ricompariva per rimettermi in riga. Dopo l'umiliazione di dover assistere alla trasformazione licantropica di tutti i miei vicini e lontani scolastici, il destino gramo non mi concesse neppure la par condicio come scappatoia: i miei peli datavano ancora 1991 e avevano come scadenza addirittura un inquietante 2013-la fortezza. La scappatoia, allora, giunse da un quasi omonimo beffardo: il tubo di scappamento. Inalavo benzina a 1700 lire al litro, con sommo disprezzo del paterno pieno antelucano, e stavo di nuovo bene. Sennonché, il fattaccio: un peletto di fabbrica Dahiatsu, che lì non doveva stare, si introdusse nel mio orifizio orale spalancato, andando a infilarsi nell'entroterra gutturale.
Un coff, coff espulse quello e il veleno non ancora verde, e io vi ho potuto raccontare questa educativa tregenda.
Compitato da Fontina Boy alle 15:03 13 paralipomeni Materia: Più auto che bio
martedì 31 ottobre 2006
A quattro anni.
Sguardo fiero da teppa di chi sa che, presto o tardi, l'Euronics avrà qualcosa da temere da te; postura impettita; aria spavalda; berrettino dispettoso. Il corpettino ratto e tosto.
Compitato da Fontina Boy alle 14:00 12 paralipomeni Materia: Più auto che bio

