martedì 12 febbraio 2008

Krakatoa!

Gasati sgassavano gassando l'aria. Turbolenze pneumatiche. Rombi (non i pesci) cacofonici. Razzate micidiali. Rotori di qua, rotori di là. Un puzzo assordante. Un casino che non vi dico. I centotre assatanati parevano voler concorrere con gli Hell's Angels laggiù nelle strade californiane (qui, nondimeno, si era sulla Bettolle-Palazzo del Pero). Gli stessi angeli infernali, se li avessero visti, sarebbero corsi da mammeta col pollice a succhiotto. E' tutta una questione di sguardi, la cattiveria. Puoi essere tenarino come lo studente Garrone ma avere occhiate (le occhiaie verranno) da Andrei Chikatilo, e sarai cattivo. Loro, per di più, sembravano scaglie di drago rifiutate dalla cresta di Minosse e avevano lampi che manco Donato Bilancia, ed eppure era tutto uno yeah-yeah. Sì, ma uno yeah-yeah di sangue e di cervellini fritti impanati. Stavano lì, in sosta; sostavano e il mondo pareva in apnea con loro, tanta era la tensione connessa alla loro stasi. Che facevano? Cosa volevano? Stavano aspettando qualcosa? Nessuno parlava, tantomeno loro, fedeli adepti del silenzio che intimorisce solo a sentirlo: quindi nessuno sapeva. Stavano lì, in sosta nel parcheggio di fronte casa mia, a farsi beffe del mondo che non proseguiva se non attraverso i loro tuoni minacciosi. Li guardavo dalla finestra da un po' e infine mi decisi: a mio avviso, erano mammolette in confronto a me. Aggrappai il loden verde a bottoni marroni, troppo lungo per me; afferrai le scarpe, quelle buone; arraffai una papalina di lana calda, calandomela storta sul capo: non volevo fare il puzzo, ma ci tenevo a presentarmi niente male. Scesi le scale e, con assoluta indifferenza, li raggiunsi, cosa che li stupì alquanto. Videro che sono basso, ma lo capirono soltanto un po' dopo: allora, cominciarono a ridere. Io tremavo dentro ma, ancora di più, fremevo. O implodevo o esplodevo. Decisi di darmi retta: sarei esploso. Sapevo di stare per sgominarli, proprio in mezzo a loro - epicentro del loro vulcano. Contenevo pressione da parecchio, su alla finestra, e a pranzo avevo mangiato fagioli. Mi calai tutto d'un colpo tuta e brache e, soffiando come un gatto, inarcai la schiena ed eruttai ciò che, anni dopo, causò l'11 settembre.

A nord di Fresno, una tramontana improvvisa scompigliò gli Hell's intenti ad adescare maestrine imberbi in uscita dagli asili locali e non ce ne fu più per nessuno.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

L'inizio è da Marinetti, il finale è da Nando Cicero. Gustosissimo come un piatto di "facioi coi-coi" (fagioli con le cotiche).

Fontina Boy ha detto...

Nando Cicero un par di palle!
Qui siamo dalle parti di un poetastro cieco dell'antica Grecia: epica della cureggia, niente più, niente meno.

Anonimo ha detto...

Ma guarda che Nando Cicero ha fatto anche Viva La Foca, che è un cult di quelli appartischerzi.

Fontina Boy ha detto...

Eh, ma ti dirò che proprio quel W a me mica mi aggarba tanto eh!
(struttura circolare - eh prima ed eh poi -, robe fini ragazzi)