mercoledì 20 dicembre 2006

L'amore ai tempi del Sahara.

Il Sahara: quella distesa infinita di otto milioni di chilometri quadrati, come a dire settecento volte sette la settima villa di Al Qaeda, di polverina che entra su per il naso, di secchielli e palette lasciati lì, di castelli moreschi manco fossimo a Posillipo. Mancano i bambini, e un po' viene da stupirsi, ma c'è dell'altro in compenso. Vento e rovine di civiltà, scheletri di storia, catastrofi nucleari come miraggio mica oblio, l'umanità ridotta a deficienti ingolfati come berberi, tutto il giorno ad arroventarsi se la loro etimologia è derivato di balbuzie o idiozia, tutti blu a confondersi con le fiat duna fuori serie dal marzo di quell'anno e/o il cielo terso e stellato. Il paradiso per chi non c'è mai stato né mai vorrà andarci, il ghibli che soffia se gli va e sennò c'è la bora di levante, il geco che sta seduto e ce ne dovrebbe anche fregare qualcosa. Animalacci o pelosi o stecchiti, che si divertono a nascondersi fra le pieghe di una carne troppo esposta alla brace, rosolata dall'odio di una natura aspide. Il perdersi fra quelle spirali di sabbia e di tuareg, ecco il Sahara, dall'antico nome del saccarosio pronuncia con gorgia toscana da dove provenne per la prima volta: come se tutto quel popò di spazio fosse zucchero distillato. E invece, zac, come può, dove può, quando può, e spesso può, giù fiele a vagonate, orsù deglutisci ora con la bile di dio. Ed eccolo là, il miraggio di una felicità e di un benessere che non possono esistere, dunque Sahara, ovverossia specchio della nostra società arida di aridità, piena di bon-ton da educande, leziosa. L'apparenza - o che desertino tutto liscio e spolverato o come fa a non intenerirti?, sono arrivato a sentire -, e gli avvoltoi adunchi di là da quella. E uno, capita l'antifona, finisce per non sperare manco più. Un medioevo geografico.

Poi, di brutto come solo il settimo cavalleggeri sapeva diolabbiaingloria fare con quei taccagni di pellirossa, arrivo io. Un lampo e, se ci si vede ancora, luce fu. In caso contrario, la fede: anche il nero assoluto può essere luminoso. Io sono amore. Porto il calore e la speranza in questi tempi miserevoli, ho il cosiddetto "la" - sempre piaciuti gli articoli determinativi. Aaaah, aspettatemi, ché ora vengo, puntuale anzicheno; o, nel caso, scusate il ritardo.

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Io una volta ero Lawrence d'Arabia.

Anonimo ha detto...

Lawrence D'Arabia, tra le altre cose, è il film preferito da Di Caprio. E a quelle atmosfere, nonchè a queste, si ispira la nuova miniserie di Gianfranco Manfredi in uscita a inizio anno (Volto Nascosto).
Bravo Lozissou, un pezzo con un gran bel tiro, che si percepisce parecchio ispirato (sbaglio?) e che appassiona il lettore e lo risucchia in ciclone di sabbia magica. Questo blog mi piace sempre di più.

Anonimo ha detto...

Ah, tra l'altro Cipì, che hai messo nel tuo profilo come libro preferito, è il primo libro che non ho letto. La maestra Moranda lo fece comprare a tutti in seconda elementare, ma io non so come riuscii a sfangarmela.

Anonimo ha detto...

Uci uci...

Anonimo ha detto...

mi sento un po' stupida a salutarti e basta senza fare commenti sagaci in questo blog che gronda Gadda da ogni interlinea. ma tant'è.
buone feste e tante angurie di buon natale e ottimo 2007. Sara da Udine, compaguccia di master di Mr. Turismo aka Tuo CuGGino

Fontina Boy ha detto...

Ehilà Sara, ci si risente!
Pensa che Mr.Turismo è venuto a sondare il terreno aretino proprio or ora. Che ci vorrà mai impiantare, una vineria simil-udinese o uno pseudo-mare cesenaticense?

Gadda dici?
Mi sfugge solo se intendi la miticissima in-a-GADDA-da-vida degli Iron Butterflies (miticissima perchè si sente nel poliziesco forse più bello di sempre: Manhunter, di Michael Mann) o quel pederasta fine conoscitore di cotali maledetti imbrogli e/o cotanti cognizioni del dolore?

Spero i primi, ché il secondo lo cognosco ahimé poco.

Anonimo ha detto...

macché! Gadda pederasta! ma che dici, Fontina? unnemica vero! conoscitelo meglio, conoscitelo!

Fontina Boy ha detto...

>unnemica vero!

Ah, non sarebbe vero? E che mi dici se ti raccontassi che una volta, andando a prendere un mio amico alla stazione di Terontola/Camucia, sorpresi il signor Gadda a grillo ritto sopra un clown minorenne coi pantaloni alle tibie, e se la rideva, o come se la rideva. Lo riconobbi dalle foto, il signor Gadda: c'aveva preciso preciso una voglia di fragola sulla chiorba pelata. Dimmi te se non era il signor Gadda, bruttissimo pederasta costì!

Io gli volevo anche bene prima...

Anonimo ha detto...

Ma sarà stato Gorbaciov... che ci faceva Gadda a Terontola? Gorbaciov invece ogni tanto so che ci passava, per portare i soldi del KGB a Prodi. si incontravano a Terontola all'alimentari, mangiavano un panino con la porchetta e si scambiavano i soldi. Li vide anche Scaramella.

Fontina Boy ha detto...

No no, ti dico che era Gadda. Tanto più che, avendo notato la somiglianza-non essendo fisionomista-avendo paura di sbagliarmi, gli chiesi proprio: "lei è Gorbaciov?" e lui rispose "Niet", poi allora "ah, allora lei è Gadda?", risposta sibillina: "Da".

Figurati se a quel punto non mi son convinto.

Anonimo ha detto...

Ho letto le creazioni letterarie di fontinaboy e credimi mi hai fatto andare di testa!
Non saprei dire nemmeno cosa di preciso mi attrae in quello che scrivi ....anzi no, di certo è come lo scrivi: sei giocoliere del linguaggio, una specie di Melies della sintassi moderna...art-guto, mai banale, scrivi delle tue esperienze con una ferocia spiazzante...un manuale di maieutica da romanzo di formazione(solo che tu sei solo pars destruens!!cazzo meglio della psicoanalisi!)
Mentre leggevo i tuoi deliranti voli tra la pop-culture e Leopardi ad un tratto mi sono perso, forse oltre la siepe, ma poi ho ritrovato il ritmosupercalifragilistichespiralidoso della tua prosa e ho concluso che forse sei davvero "il primo della classe...e della vita"
A questo punto mi chiedo perchè non provi a cimentarti col romanzo... con la tua prosa potresti raccontare il mondo surreale, mezza figura più bello del mondo che abitiamo, quel mondo "...che i nostri avi ,sapendo contare fino a settemezzo ci hanno negato per l'eternità".
Marco