lunedì 5 ottobre 2009

Che tònini!


Dai sette ai nove anni io ho avuto la fortuna di andare a dottrina. La prima elementare mi aveva infatti insegnato una cosa sola: se ce la fai, non ti fare picchiare ma picchia tu stesso. Chi picchia il picchiatore, mi domandavo infatti senza avere la soluzione? Boh, ma nel dubbio meglio darle e parecchie. Fu così che la mi' nonna morì e che picchiai Hulk Hogan (all'epoca, per via che Dan Peterson pronunciava male l'americano secondo me, avrei scritto Al Koguaro) perché ci provava dando noia al mio unico e migliore compagno di banco fuori della scuola, che poi mi tradì per un goniometro della Staedtler e a saperlo prima non l'avrei difeso però poi ebbi la rivincita quando la leucemia diocaro lo tramortì in due giorni. Io pensavo che alla leucemia gli bastasse tramortirlo, invece quella si fece prendere la mano e non ci fu verso di convincerla di non farlo morire: vabbè, mi dissi, morto un unico e migliore compagno di banco se ne fa un altro. Invece nada, tutta la prima elementare in prima fila da solo. Meno male che, allungando bene le mani, copiai il temario a sufficienza e arrivai addirittura a toccare un culo. Fui il primo della classe a riuscirci e la maestra mi mise un bravissimo. La cosa che picchiai Hulk Hogan però non passò inosservata al tribunale dei minori e, al principiare della seconda elementare, mi sentii tuonare contro: 'sei un soggetto a rischio: o la droga o la dottrina, scegli!'. Io intuii subito che era una domanda retorica ed esclamai ruttando, facendo attenzione a sillabare il tutto in tre rutti difformi ma simili: dot-tri-na. Invece era tutto vero e la siringa infetta di Aids la passarono a uno di un'altra classe che conoscevo appena: un bambino ridicolo che i genitori, per essere stati amanti dei Doors negli anni Settanta e per essersi inculati fra loro indistintamente, avevano chiamato Jim Morrison Malentacchi. Al che si iniziò con la dottrina, che i puristi fra noi chiamavano catechismo: ci insegnavano di tutto, da come praticare l'aborto per poi farci capire che era pratica bestiale e disumana e di contro farci amare la vita proiettando "Le emozionanti e umilianti avventure degli uomini-lombrico quando non riescono a salire le scale di casa", a come evitare la tentazione di dire le bestemmie sfogando la rabbia repressa ammazzandoci di sgonfiotti al prepuzio (alla notizia l'oculista della parrocchia godeva sempre, e io non ho mai capito il perché: misteri della fede). Un susseguirsi impetuoso di lezioni teoriche e pratiche, di avvicinamenti all'onnipotente e di erudizioni come se piovesse. Il clou era rappresentato dalla doccia comune: ogni tanto, dall'alto, ordinavano di chiudere il getto dell'acqua e di aprire quello del gas al cianuro; in breve tempo i più veloci a scappare che sopravvivevano capirono che anche quella era una lezione di vita volta al bene: agisci sempre come fosse l'ultimo giorno, carpe diem. Ce le impartiva, tutto solo, un seminarista che poi avrebbe fatto carriera lasciandoci orfani per la sua brama di curia: Edgardo Tonini. Era umano, simpatico, dolce, non risparmiava sorrisi anche quando ci penetrava da dietro per saggiare lo stato di salute della nostra anima. Era praticamente perfetto, l'immagine tridimensionale (e senza bisogno di stupidi occhialetti!) del figlio unigenito di Dio, se non fosse per un piccolissimo e umile difetto di marca: soffriva di meteorismo e a ogni parola davanti corrispondeva praticamente un tònino dietro. Lo sopportai fino a nove parole, multiplo di tre, poi abbandonai la Santa Chiesa Cattolica Apostolica e per dispetto, in sacrestia, feci le orecchie alle pagine dell'Ecclesiaste. Fu così una delusione che, alle prime elezioni, votai Bestie di Satana.

Quando lo lasciai orfano, io prima di lui, stava dicendo una verità delle sue: "Trentatre trentini entrarono dentro Trento tutti e trentatre trotterellando". Non ho mai saputo quale parabola vi si nascondesse dietro, e il rimpianto scava tuttora forre nel mio cuore.

4 commenti:

Acidshampoo ha detto...

Sul discorso del picchiare, va sfatato un mito.
Il mito da sfatare è che non è vero che se uno ti picchia e tu gliele ridai poi siete pari. No, siete pari solo se tu gliene ridai il doppio (anche in due volte). Questo perché lui ha fatto il primo passo, ha picchiato per picchiare, senza stare lì a darti la tua occasione di ridargliele (d'altronde non c'è una regola scritta). Per quanto lo riguarda, lui può pure tornare a casa illeso, in vantaggio, 1 a 0, e continuare la sua vita normale. E pari non lo fai facendo 1 a 1, bensì raggiungendo anche tu uno stato come il suo, magari più tardi, che ti renda in vantaggio su di lui, quindi 1 a 2. Quando gliene ridarai il doppio, entrambi sarete stati in vantaggio sull'altro, indi sarete pari. Occhio che se gliene ridai il triplo passi dalla parte del torto, quindi regolati sul doppio.

Pare una cazzata, ma è un'elucubrazione che c'ho fin da piccino. E' che quando vedo uno che picchia un altro che invece stava lì tutto tranquillo e pacifico. E l'altro, strappato alla sua tranquillità, lo contrasta alla pari, col cazzo che li vedo sullo stesso piano. Il secondo mi pare parte lesa fino a che non gioca al raddoppio.

Fontina Boy ha detto...

L'elucubrazione non fa una piega. Io ho sempre sperato che il Dio dei giusti fulminasse sull'istante il primo picchiatore, che però si deve rendere conto di stare morendo di modo che veda il gusto del picchiato negli occhi. Anche lì il pareggio vero: uno muore, uno vive. Ma il Dio dei giusti non esiste (e manco degli ingiusti), quindi vada per una doppia razione di botte, la seconda a sorpresa.

Acidshampoo ha detto...

Quello è il problema che mi rende difficili da seguire gli incontri di pugilato. Sono sempre per chi perde, fino al momento in cui non passa in vantaggio e allora sono per l'altro.
Comunque lo sport mi fa schifo, come dice Sclavi: "Lo sport è fascismo, una scuola di umiliazioni dove vanno avanti solo i migliori". Poi c'è la storia che no "lo sport serve per conoscere i propri limiti!", frase per me totalmente senza senso. Per conoscere i miei limiti mi basta fare mezzo passo fuori da casa mia.

Fontina Boy ha detto...

La vita stessa non gli è da meno. Allo sport, dirai? No, al fascismo.

Fuori casa tua c'è la campagna: cicale a ufo sì, ma anche grilli. Occhio!