domenica 17 maggio 2009

Il calcio

Lo sport io l'ho sempre seguito per compiacere gli altri, genitori o amici ritardati che fossero. Per vocazione sono infatti per discettare senza requie della crisi concettuale della ragion pura così come postulata da Heidegger nel secondo volume dei quattro dei Fratelli Karamazov regalati (uhm, ricordo sicuramente male) a suo tempo da "Famiglia Cristiana", o per approfondire ad aeternum il codicillo relativo alla transustanziazione contenuto come omaggio ai lettori più affezionati nel Topolino -una rarità!- numero 1345, però poi questo vorrebbe dire dare il la a tanti soliloqui dei soliloqui e alla lunga, si sa, il rimuginare fra sé è ancora sé può portare alla pranoterapia, senza considerare che io sono uno di poche parole e che le mani mi piacciono fredde come la morte che infiniti addusse lutti agli achei. Per questo, e solo per questo, ovvero perché se la montagna stupida non può andare dal profeta saggio è il profeta illuminato che deve andare dalla montagna cretina, ho accettato negli anni l'umiliante pratica di abbassarmi alle esigenze -che vi devo dire: mediocri, sempre davvero mediocri- degli altri e mi sono ob torto collo (lo prendevano per torcicollo, tsé!) piegato al loro ascolto, con stupenda e del tutto disinteressata generosità. "Smetti di parlare di cinema e vedi di farti piacere il calcio, altrimenti ti facciamo inculare da ottomila algerini con l'Aids", mi si poteva berciare contro, per dire (erano tempi in cui il sistema non permetteva si scherzasse, mica come oggi); e io, prima ancora di domandare se fra quegli ottomila algerini ci stava che ci fosse qualche comparsa de La battaglia di Algeri, filmone di Gillo Pontecorvo che ora siamo quasi al climax e non è il momento di divagare, io -dicevo- che non ho mai assecondato le minacce se non quando queste minacciano e che pur se borbotto sono poi di larghe vedute e propenso al dialogo fraterno fra gli esseri umani tutti (spastici compresi, quindi figuriamoci un po'), nonché magnanimo come solo un deus ex machina sa essere, accettavo indefessamente, senza mai fallire una volta che fosse una, con una piaggeria che, oserei dire, si situava al confine fra l'osceno e il Texas. Non solo, dunque, ho prima detto sì al calcio e no alla droga (che pure a quel tempo già m'aveva fatto dipendere dalle sue derive e dai suoi maelström), calcio seguito a ruota dallo sport in genere come metafora post-moderna dell'agone di una volta, quello da balia che pungeva come pochi, ma ho finito per appassionarmici proprio. Se non era il calcio che seguivo, presto imparando a memoria tutte le mosse possibili e immaginabili, lecite e illecite, da quella del barbiere all'arrocco in L3 che Kasparov s'inchinò non appena la inventai per caso, era il ciclismo, e così via all'infinito con tutti gli sport esistenti su questo mondo triste e macilento che alla fine scoprii poter riassumere in poche macro-categorie: tre per l'esattezza, il calcio, il ciclismo e, ma questo solo in Inghilterra perché là si reputano tutti un po' più speciali, il soccer, che da noi potrebbe essere tradotto come il sócc'mel ma non è stato ancora importato.

Riassumendo perché il tempo è tiranno, la morale è questa: giocato, Fantacalcio, vinto, vinto tanti soldi, vinto tanti soldi ai danni dei miei amici, vinto tanti soldi ai danni dei miei amici che pure vivevano per il calcio mentre io no anche se poi quasi sì ma mai del tutto sì come loro, amici incazzati, amici ex, loro picchiano me, io picchiato da ex amici, picchiato a tutto spiano, ragazzi datevi alla droga.

6 commenti:

Acidshampoo ha detto...

Efficacissima l'accelerazione/degenerazione narrativa del "riassumendo".
Comunque ci tengo a dire che io non ho visto una partita di calcio in vita mia, e che da piccolo ero l'unico maschio in classe mia che di pomeriggio non andava "agli allenamenti" e non s'abbassava il giorno dopo a dire cose che iniziavano con "il mister". Purtroppo il calcio, anche se non lo segui, ti viene a cercare sotto casa, sicché ho il cervello pieno di nomi di calciatori a cui non so associare una sola faccia. Ne ho a centinaia, ecco i miei dieci che mi vengono ora: Virdis, Cerezo, Casagrande, Paramatti, Zunico, Binz, Mannini, Scirea, Fanna, Tuta. Comunque da piccolo la squadra che preferivo, a doverne scegliere una, era la Sampdoria, per il fatto che era la squadra del cuore di Paolo Villaggio (mio mito).

Fontina Boy ha detto...

In particolare Fanna lo ricordo anch'io, soprattutto perché all'epoca c'aveva la fissa -già linguistica, noterete- di emulare il parlato di Eta Beta, e lo storpiavo immancabilmente in Pfanna, precorrendo addirittura i tempi come tutti i geni e dando i natali ai succhini Pfanner.

Makegatsu ha detto...

Come già detto in altra sede, ci tengo a ricordarti una cosa: quando tu parli di calcio automaticamente svesti le spoglie del Fontina per divenire "Il Puttanino Rosso", allo stesso modo con il quale Von Richthofen diventava "Il Barone Rosso" quando volava col suo triplano.

Poi certe eresie tipo: "...io sono uno di poche parole..." vorrei non risentirle più in questa vita, grazie.

Fontina Boy ha detto...

"Il puttanino rosso"... che ricordi mi fai sovvenire. Quella tuta non mi sta più. Ho provato pure a farla slargare ma niente da fare.

Perché, ti paio uno che parla parecchio? Mah, sei l'unico guarda.

Acidshampoo ha detto...

> Poi certe eresie tipo: "...io sono uno di poche parole..." vorrei non risentirle più in questa vita, grazie.

Dice anche anche altre clamorose e raccapriccianti falsità come: "Nella parte fra le cosce e i coglioni sono pulitissimo, ci potresti cenare!" E Revelli ci cascò con tutte le scarpe.

Fontina Boy ha detto...

Ma dov'è che lo dico o l'ho detto? Se vuoi però confermo ora: cena e colazione, pranzo no. Revelli approva, la moglie poi non ti dico, ha fatto pure il bis una volta.