martedì 14 aprile 2009

Baustelle - 'Sussidiario illustrato della giovinezza' (Italia, 2000)
















Musical-movie nostrano, in dieci episodi e dal culto giustamente crescente: dimenticate Fred Astaire e il tip-tap fintoamericano di Ginger Rogers e gli studios altoproletari di Hollywood e, piuttosto, riesumate dal vostro inconscio la (Pulp)itante voce di Don Powell che intona parole e musiche di Carlo Savina in Pochi dollari per Django. Un sound caldo e dolce, d’altri tempi e forse dedicato a esseri umani di altre epoche, come i film di Mario Bava con Al Cliver-Pier Luigi Conti o Alan Collins-Luciano Pigozzi: ma da quale era provengono i Baustelle (che in tedesco da pronunciarsi con la “e” stretta significa “cantiere” e anche “lavori in corso”)? Uscito alla chetichella e presto assurto a mito stracult da parte di una generazione nostalgica cresciuta a base di spuma bionda e figurine Panini: scoperto [chissà come e dove (il fatto è che non lo so proprio)] da tal Gizmo, novizio Fofi d’avanguardia melocinematografica. Stupisce la lunga durata di ogni singolo pezzo, anomala nel panorama italico; il tono ondivago e autoreferenziale può stufare, poi, solo chi non ama le saghe. Da dedicare, oltretutto, alla squallida canzone che il Piotta (credo) esegue durante la sigla del programma estivo Stracult. Da analizzare, in senso prettamente visivo, ogni singolo segmento; ecco una serie di riflessioni personali, dette “sottovoce” e dettate da emozioni, suggestioni e impressioni:
1) Le vacanze dell’83, che sono quelle “sintetiche” e fondamentalmente asettiche dei Vanzina di Sapore di mare, ma anche quelle della “colonia estiva” del lovecraftiano Zeder di Pupi Avati e quelle erotiche del primo vero grande cul(t) di Tinto Brass La chiave. La voce sinuosa di Francesco Bianconi si insinua, nel mix musicale di Fausto Leali e Bruno Lauzi composto dai restanti cinque artisti, come una morriconeggiante colonna sonora di Morricone in un film di Sergio “The Master of the Western” Leone. E, infatti, è la malinconia, l’elegia, la nostalgia, l’epica a prevalere: d’altro canto anche il titolo stesso dell’album, poi, stabilisce fin da subito il tono e i temi delle varie canzoni. Film di riferimento: Compagni di scuola di Verdone (perché il suo modello, Il grande freddo di Kasdan, è nettamente inferiore);
2) Martina, forse l’unica dark lady veramente sincera di fine millennio, dopo che anche Dario “HoSonno” Argento ha tradito la sua vocazione sadico-castratrice di fare della donna l’arma più a doppio taglio che esista. Narrativamente è un unico primo piano cinematografico, che esplode in una serie di angoscianti e suadenti dettagli. Non so perché ma mi ricorda Malick e il suo senso per il paesaggio e per la natura, e anche il coretto che accompagna le immagini dell’incendio della casa nel mirabile Badlands (1973). Film di riferimento: nessuno; musa onanistica di riferimento: Edwige “Bona” Fenech;
3) Sadik, dedicato agli anni ’70 in pieno: ai fumetti anti-Disney, alle sorelle Giussani, a Dario Argento (“quattro piume di cristallo”), allo slasher-movie inaugurato -con buona pace degli americani- da Mario Bava. Film di riferimento: Io, Emmanuelle con l’italianissima Erika Blanc. La dedica va (sperando che qualcuno l’abbia visto) a Il profumo della signora in nero e alla sua splendida colonna sonora di Nicola Piovani;
4) Noi bambine non abbiamo scelta, dedicato tout-court al cinema, vera e propria droga intellettuale. Verrebbero in mente i gialli pop-bradipeschi di Umberto Lenzi, ma la cultura trash ormai ha saziato tutti: la dedichiamo alla Gradisca, a Rimini, a Fellini, ad Amarcord e alla Strada. Il motivo? Noi “bambini-cinefili” non abbiamo altra scelta;
5) Gomma, tutto costruito come un grande carrello all’indietro su una certa epoca, quasi a seguire lo sfilacciamento di un “masticone” (ovverosia, per chi non conosce lo slang toscoaretino, il chewing-gum, la “gomma” del titolo). Forse il pezzo più soave, quello più made in Usa, anche se non mancano i riferimenti alla nostra cultura nazional-popolare (provinciali, liceali e via discorrendo); da dedicare, per ovvie necessità, all’uomo Cimino che fu (in tutti i sensi): Una calibro 20 per lo specialista, fra tutti, sembra il film a cui si “appiccica” meglio;
6) La canzone del parco, Antonioni, l’incomunicabilità, L’avventura, la partita-fantasma di tennis nel parco in Blow-up, l’ipotetica “swinging London”: e poi più;
7) La canzone del riformatorio, triste ma vitale, come un Vittorio De Sica postneoralista o un Gianni Amelio chiamato a dirigere la versione infantile e neo-neorealista di Thelma & Louise. Generazionale. Epocale, come Dario Argento che credeva sul serio alle streghe (ma noi ci dovremmo credere?) mentre girava Suspiria. Ambientato, per empatia autobiografica, in un autoreferenziale 1980;
8) Cinecittà, vengono in mente, alla rinfusa, Pasolini, la Nouvelle Vague, i cartelli e le didascalie alla Godard, un film metanarrativo di un mio amico, Gola profonda e le "boogie nights" e, naturalmente, via Tuscolana a Roma e tutti i “mondi” che sono usciti da lì. La più ovviamente (ma non banalmente) cinematografica: e se la fonte d’ispirazione non fosse tanto Fellini ma Tim Burton?;
9) Io e te nell’appartamento, l’episodio più sfuggevole, triste come una commedia sopravvalutata di Billy Wilder e comico come una pochade sottovalutata (ma non troppo) con Alvaro Vitali o Jacques Tati;
10) Il musichiere 999, il più spudoratamente citazionista, la canzone degli anni ’60 (prezioso l’omaggio ai grandi sceneggiati televisivi come Belfagor, interpretato dalla Greco), dedicata all’arte, alla musica, al cinema. Esemplare epigrafe di un album memorabile, suona come questa dedica: “Per me… e qualcun altro”.


GIUDIZIO: ora che ci ripenso, si può da-àre di più.



14 commenti:

Acidshampoo ha detto...

Ooohhh! Finalmente, dopo tanto che insisto, Fontinaboy ha pubblicato questa sua storica recensione del 2001, dove la presunzione è proporzionale alla cialtroneria. Cioè... vogliamo commentare uno che definisce la voce del Bianconi a metà fra quella di Lauzi e quella di Leali? O che definisce Io E Te Nell'Appartamento come una sorta di film sopravvalutato con Alvaro Vitali? Fontinaboy di musica ne sa quanto io di astrofisica, ma non si da per vinto e le cialtronate se le deve fare le fa al massimo! E non sia mai che si defili lui mettendo in primo piano il disco! Macché! E' tutto un florilegio di citazioni a casaccio, che non c'entrano un cazzo coi Baustelle ma servono a far sapere al mondo quanto ne sa.
Troppo troppo troppo bella! Ma anche troppo troppo da picchiatti!

Fontina Boy ha detto...

Che poi, a dirla tutta, mica è un caso se l'ho scritta nel 2001. Dimmi tu se non è una citazione subliminale questa!

Acidshampoo ha detto...

Quante belle robbine hai dato alle stampe in quelle annate. Tipo la recensione tronfia, solenne e inutilmente crudele per Gli Inaffidabili di Jerry Calà che scrivesti per il tuo dizionario del cinema. Lunga arabbiata quando agli altri filmacci dedicavi due righe, per giustificare che quello per te era il film più obbbbrrrobrioso, abominevole uomo delle nevi e idrorepellente della storia del cinema. Dacapaccio e anche natty!

Fontina Boy ha detto...

Sì, però ricordiamoci anche le note positive sennò qui è l'abominio delle relazioni amicali:

1) scrivevo in Arial 14;
2) caratterizzavo le recensioni con grassetti, corsivi ma mai con i sottotitolati;
3) ho avuto il buon gusto di smettere dopo Venezia2004 (e tu che premevi perché non chiudesse i battenti, quella storia lì). Vuoi sapere il vero motivo? Ora te lo posso dire: non avrei mai saputo catalogare un film sperimentale come l'ultimo (all'epoca) di Fernando Cerchio.

Acidshampoo ha detto...

Ricordo benissimo che io t'ho spronato a continuare e non cambio idea di una virgola: il tuo dizionario del cinema era un progetto ambizioso e che meritava di essere portato avanti. Capisco ovviamente che pigliasse un tempo della madonna e che sia la tipica cosa che prima o poi ti va in debito d'entusiasmo perché è più il patire che il gòdere.

Fontina Boy ha detto...

Era un'impresa davvero titanica, oltre le mie stesse forze.

Acidshampoo ha detto...

Eh ma quello lo capisco. Però visto che te non butti via niente, tutto quel database lo devi riciclare in qualcosa. Magari un dizionario "IL FONTINA INCOMPLETO 2010, con sinossi a casaccio, giudizi un tanto al chilo e appendice approssimativa".

Fontina Boy ha detto...

Mi piacerebbe intitolaro "Il Fontina in tutina 2010". Ma quanto acchiapperà?!

Acidshampoo ha detto...

Perecchio, te lo dico io. Parecchio. Ma in copertina ci voglio te in un fotogramma de I Coglioni, uno in mezzo alla scena (da brivido) in cui impazzisci e fai quel verso.

Makegatsu ha detto...

Io ne ho una copia del Fontina 2010, io ne ho una copia!
E ne faccio uso spesso (ke dio mi perdoni) xkè se non so come la pensa il Fontina il film mi resta fermo lì nel duodeno. Devo assolutamente correre a leggere la sua critica e solo allora lo vomito se lui lo boccia o lo fagocito se gli ha dato almeno tre pallini. Se non lo ha giudicato svanisce in me come gas gastrico. Una pasticca di carbonio attivo quel Fontina 2010!

Cmq sta recensione del Sussidiario oltre ad essere fontinocentrica è davvero estenuante, giuro non riuscivo a seguirti in codesti voli pindici... ma dove ti spazia il cervello? Se non lo conoscessi già adesso mi preparerei ad ascoltarlo con lo stessa voglia con cui affronterei un disco di Pappalardo.

Davide Dapporto ha detto...

Ho iniziato oggi a leggere questo blog e fontina mi sembra di conoscerlo da una vita, se non altro per l'odore..saccente quanto basta ma mai volgare. Qualità, questa, propria di un animo nobile...anche se compresso e pronto ad esplodere quando siamo più indifesi; in una giornata di sole. Davide

Fontina Boy ha detto...

Io non so come riuscii a scrivere, prima di improvvisarla del tutto, quella scena che giustamente tu citi come da brivido. Lì si respira aria da kammerspiel fin de siècle, secondo me. Della serie: Strindberg, fatti in là.

Davide, com'è che la sai già così lunga?! Mi sto per preoccupare come quando, qualche sera fa, ho sentito una impercettibile onda di terremoto e, io che ho il sonno leggero e gli ansiolitici a portata di dita, non ho più chiuso occhio per tutta la notte.

Makegatsu ha detto...

Possibile ke su YouTube non ci sia questo benedetto "I Coglioni"?

Fontina Boy ha detto...

C'è, ma il sistema non mi accettava la turpe volgarità del titolo scelto, così alla fine, tenta e ritenta con omonimi e affini, sempre non ritenuti idonei, sono stato forzato a caricarlo come "Barry Lyndon - Opening Scene". Tanto il tono e la fotografia sono identici.