martedì 6 novembre 2007

Col Q, col Q!

Le fortune di una famiglia spartana e libertina quale la mia: ruttare e cureggiare non sono mai stati visti come una minaccia al buco dell'ozono. Anzi, tra i due, cosa inusuale, semmai più il ruttare veniva castigat ridendo moris che il secondo afrore. Forse perché il primo viene effettuato ad altezza viso, mentre il secondo là dabbasso non dà noia a nessuno, ancorché salga su poi, quasi a voler sfidare Dio e le sue leggi di gravità. Sarà che la mia famiglia, di generazione in generazione, è stata sempre una famigliola cara e normale, senza mai pregiudizi o timori reverenziali, ma da noi ogni "brot-rotoprot" è sempre stato salutato con un risolino degno di approvazione se non proprio di soddisfazione. Qua e là, di invidia se l'autore era stato particolarmente bravo e, duole dirlo, inimitabile; qua e là di scherno e derisione, più in generale di burla di quelle proprio ridarecce. Roba da non trattenersi. Ricordo, cronometro alla mano, un diciassette minuti e mezzo di veneficio conseguenza di una lofa di mio fratello che a tanti avrebbe dato fastidio e basta; a me fece invece crescere con un senso di inferiorità e di impotenza senza pari e che, nei giorni di luna piena, mi porto ancora dietro. La teoria è che cureggiare sia la dimostrazione lampante della più alta concezione di democrazia esistente: la cureggia, difatti, è uguale e libera per tutti, così i suoi strascichi incipienti. Tanto cureggia il nonno o il capofamiglia quanto cureggia il nipotino, in un circolo virtuoso di benessere morale e sociale. Che poi, a dirla tutta, è anche benessere fisico: l'espulsione dei gas stomato-intestinali, come si sa dai bollettini medici, evita la morte di tre mesi netti netti; e, per i fumatori, butta via la nicotina in eccesso che, altresì, formerebbe il fastidioso, parola che già mette ansia di suo, pancreas cancrenoso di brutto. Il problema principale, uno potrebbe dire, è il rispetto verso gli altri e lo stare in società.

Beh, da bravi lincolniani di ferro, noi di famiglia abbiamo sempre optato per la soluzione più consona e umilmente démodé: cazzi loro!

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Un post dall'aroma croccante e dal profumo avvolgente. Mette d'un bene leggere queste cose che non te dico. Io ancora ho in mente l'immagine di te, che dormi gnudo sotto e col pigiama marrone sopra, mentre t'alzi per andare a pisciare, col ciondolame alla brezza e i chiappini prensili, incontri la tu mamma in corridoio, tranquillo, saluti, e intanto da quel culino fai: "prih!". E sorridi alla giornata.

Fontina Boy ha detto...

Ancora in che senso?
Almeno una volta mi hai colto in fRagrante (l'aroma sempre)?

Anonimo ha detto...

a casa mia il peto non è ancora sdoganato del tutto, eccetto in inverno come alternativa al termosifone, ma il rutto è libero, l'unica che ancora storce il naso è mia madre che non accetta la natura brutale delle sue giovani figliole... Bellissimo post! a presto nico
ps: mia sorella ha dovuto imparare a ruttare per non essere umiliata dalle mie sorprendenti doti..

Fontina Boy ha detto...

Benissimo, benissimo leggerti! Quindi mi segui...
Già, solitamente il rutto la vince sul peto: romanzamento a parte, è praticamente vero che nella mia famiglia 'normotipo' è quasi più accettato il secondo che il primo.
Divergenze regionali, sai com'è.

Anonimo ha detto...

complimenti per l'immagine simpsoniana! e per il restyling del blog, che resta il più barocco di tutti.

Fontina Boy ha detto...

Barocco wesandersoniano però, mica barocco petergreenawayano! Altro passo, insomma.