Alle elementari il Crystal Ball impazzava perché con quello, e con nient'altro al mondo, ci potevi giocare e cambiare colore al mondo. Io, me lo ricordo bene, ero in quinta elementare e per l'occasione avevamo cambiato sede (le elementari non sarebbero più state dove le avevo iniziate, ma all'epoca poco me ne fregava), diventando suffisso dell'edificio delle scuole medie, cosa che già ci proiettava in dimensioni mentali più voluminose e, qua e là, peccaminose. S'era ancora bambini ma già si pensava in grande: io scoprii Giulio Verne e la possibilità di scherzare senza più innocenza. Un anno dopo, ne vado ancora fiero, il sanguinaccio delle femmine anche se, nonostante abbia avuto tutte le malattie infettive (in ordine alfabetico), quello non m'è mai venuto poi. Niente Guinness, pace oh! Seguendo la logica degli scacchi enumerata in un comma che non sto a elencare per non rovinare la fluidità di questo mio incipiente discorso metaforico, i maschi vestivano grembiuli neri e le femmine bianchi. Finezza dell'istituzione scolastica italiana per inculcare l'idea di bene e di male, di forze contrarie che si attraggono, di manicheismo, di gerarchie di potere, di ingiustizia. Ingiustizia, sì: perché i bianchi, si sa, muovono sempre per primi. A priori. Fatto che mi parve tanto esagerato da porvi autonomo rimedio, da precusore del ribellismo borghese da quattro soldi. Due le contromisure d'urto, e questa la maniera in cui agii: 1) per uscire da scuola, si doveva scendere una rampa di scale a chiocciola (ma squadrata): al che, io restai su in cima e, insieme a un amico, attesi la vittima designata. Uno, due, tre! Squirt, un bel burrino in testa alla malcapitata, tale Martina. Solo che sputai solo io, solo che il mio finto amico fece solo finta mentre io no, solo che il burrino doveva pesare più del previsto e quindi Martina se ne accorse, solo che lo disse alla maestra, solo che la maestra ebbe il malanimo di controllare, solo che, controllando, la maestra si rese conto che era tutto vero, solo che io, vispo come sempre, capii in un lampo la situazione e trascinai letteralmente via mia mamma venuta a prendermi con la scusa che volevo arrivare a casa in fretta per finire "Viaggio al centro della Terra" (un grandissimo Verne!), rendendola mia complice in fuga benché ignara, solo che credevo ingenuamente che, passato un giorno, tutti si sarebbero scordati del fattaccio, solo che così non avvenne, solo che il giorno dopo, al cospetto di mia mamma venuta ad accompagnarmi e ancora ignara (ché io, ovviamente, non avevo raccontato niente) e quindi molto stupita, la maestra mi fece una ramanzina mica da ridere e io mi sembra che piansi (ma forse, già ometto, anche no, anzi ci giurerei che è no), solo che io, per passarle la penna affinché lei mi segnasse una nota di demerito sul diario del Piemme, gliela traventai addosso (senza intenzione stavolta, giuro) e lei si imbestialì ancora di più e faceva davvero paura ma poi ritornò brava.
2) non me lo ricordo.
Il Crystal Ball impazzava e io, sempre un passo più avanti di tutti, impazzivo per Cristina, occhioni verde-adriatico su sfondo d'un rosa pancia cane da cucciolo e una criniera bionda, spesso a cavallo, che invitava precocemente al sadomaso. Tutti avevano una cotta per Francesca ma, mora, alta, taurina, già campionessa di motociclismo, io non la consideravo: del resto, ho sempre avuto un debole per le timidine, le piccoline, le puttanelle indifese insomma. Cristina e sua sorella Federica, più grande e già "madonna ma bona", che letteralmente stravedeva per me, simpa, brillante, compleannaiolo come mai più da allora. Solo che per arrivare a Federica (intanto non vedevo l'ora di arrivare alle medie ed essere grande, "adatto" a lei) dovevo raggiungere prima Cristina, così credevo. Al che era tutto uno scherzo più fantasioso e divertente dell'altro: tipo che, già amante delle linotipie a chiave, storpiavo il jingle del Crystal Ball sostituendo il nome Cristina alla parola Crystal. Da butolarsi! Fino ad arrivare al climax della mano sul sederino ancora odoroso di borotalco: Cristina era piegata in terra, buco pillonzi, per disegnare qualcosa di avanguardistico che la nostra maestra ci aveva ordinato per la sua galleria d'arte fai-da-te, e io presi tutto il coraggio a quattro mani e, spavaldo di fronte a tutti e a tutte (del resto ero quello che aveva sputato in testa a Martina!), feci la mossa di toccarle a palmo aperto le mele. Un "oooooh" generale esplose ma io, sempre pieno di self-control, mi fermai a un millimetro dall'oggetto del desiderio, ché di gentlemen il mondo non è mai pieno abbastanza. Lei capì il tutto, si alzò su e, arrossendo bambina, pure lei fece la mossa di darmi uno schiaffo, ma solo la mossa pensate un po': al che, il segnale fu chiaro e giù di lingua fino allo sfintere pancreatico.
Federica però si era già persa nella droga e nella rivendita di kalashnikov agli orfani dell'Irpinia terremotata e, avvezza alla vita rock, non le avrei più ispirato tenarume. (ma a me, tum-tu-tum!, da allora è sempre battuto forte il cuoricino, per le Cristine.)
2 commenti:
Robè!!
Le ore per capire come scriverti!!
Ma che pazzia diabolica è questo tuo blog?!!
Pazzo furioso ;P
a presto
Mauro
Grandissimo, grazie!
Leggimi, no: leggiamoci.
Linkati quando commenti qui, così mi connetto subito a te.
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