È il 25 dicembre 2006, vigilia di Santo Stefano, poco prima che ieri l'altro: come ogni anno, i festoni le luminarie le bancarelle la tappezzeria à la Santa Claus. Mutate le mutande: l'Arezzo di sempre, almeno per come la conosco io. Me ne passeggio senza meta, un po’ ritroso a darmi in pasto alla folla natalizia; un freddo ostinato mi fa sbuffare sotto la sciarpa, facendomi appannare gli occhiali. Per questo, forse, credo di avere visto male, magari mi sono creato un miraggio ad personam. Sono in via Niccolò Aretino, il Santa Claus di Ciggiano per inciso, davanti al reminder dei libri usati, dò le spalle alle stazione; e, tra i fumi corporei e il via-vai della gente, intravedo un poster marchiato a lettere rossofuoco, su sfondo bianco. Penso, gongolando non visto da nessuno, alle vecchie locandine dei “film per adulti”, stessi colori tendenti all’invisibilità, all’autocensura discreta, e per un attimo mi viene un pensiero malizioso. Giusto un biccico ma sufficiente per decidere di avvicinarmi, per capire meglio l’eventuale orario, oltre che il titolo: mi ero sbagliato però e, sotto la scritta gargantuesca, mi scappa un sorriso. A seguire, una sonora risata. Di sarcasmo se va bene, temo di disprezzo. La locandina, quella del Teatro Politeama, è inequivocabile a questa distanza. Annuncia stentorea: “Chiusura estiva”, e implicitamente suggerisce una plausibile giustificazione al fatto che da mesi la cultura, lì ma non solo, è rimasta all'età della pietra. Come se non si dovesse invece credere che là, della cultura, non frega niente a nessuno. La loro logica è legalmente esatta, un po’ perfida e balordamente provinciale (in magazzino non c'era un “Chiuso per ferie”?): è estate, il 25 dicembre, e la gente al cinema non ci andrebbe comunque, allora tanto vale chiudere. Azzardo un paragone: un condannato a morte, una volta letta la sentenza, viene fatto sadicamente aspettare e legge sopra la sedia elettrica illuminata: “Blackout”. Subito dopo la risata, mi viene un dubbio e temo di essere vittima di una cospirazione kafkiana, di un complotto polanskiano, di una dimensione parallela lynchiana. Forse, mi dico, penso di essere ad Arezzo e invece mi trovo a Dubai. Ma mi definisco cartesiano, sicché prendo la rincorsa e faccio una volata alla parallela trenta metri più avanti, quella dell’ingresso principale: voglio la prova del nove. Non pensavo di ottenerla così limpida, violenta: ai lati della doppia porta a vetri, campeggiano due vetrine, con doppia chiusura estiva annessa. Procedo ancora la verifica però, tommaseo di estrazione. Butto in un cestino la papalina e i guanti, mi privo del piumino, accorcio i pantaloni ostentando a malincuore il pacco, tiro fuori le espadrillas dal taschino. È allora che arriva la doccia, fredda: il clima non mente, è inverno - pungente, umido, entra dentro le ossa. C’è chi inizia a evitarmi, noto attorno ilarità o sospetto, intravedo una volante che non voglio ripetere: capisco che avevo ragione, mi rivesto; orgoglioso, mi siedo sul mio scranno prét-à-porter.
Sì, Caroselli, le stagioni sembrano esistere ancora, a donarci qualche misera certezza; di contro, la sciatta ignoranza e l’indifferenza nei confronti della sciatta ignoranza sono più vispe che mai.
Sì, Caroselli, le stagioni sembrano esistere ancora, a donarci qualche misera certezza; di contro, la sciatta ignoranza e l’indifferenza nei confronti della sciatta ignoranza sono più vispe che mai.
8 commenti:
Me lo dico da solo: bel post, proprio un bel post. Un po' posticcio ma apposto, il post.
Chi altri, timido, si fa avanti?
Lozissou, non pretendere dagli altri quella purezza che non chiederesti mai a te stesso. Mi ricordi quelli che si lamentano che gli indiani d'america si sono civilizzati e hanno perso il loro fascino selvaggio. Che poi dietro il "selvaggio" ci sia il "terzo mondo" è, come dire, un dettaglio da niente.
Un cinema chiude perchè è in perdita e si porta dietro il dolore e i nervi di parecchia gente, e non parlo ovviamente degli spettatori. Ora, se tu pensi seriamente quello che hai scritto, è come se tu fossi deluso da un cadavere perchè è morto in pigiama e con la patta sbottonata. Ma ti rendi conto o no? Al Politeama ci entravi pure gratis, ma mi dici quello che cazzo te rode?! Ma un po' di buon senso ce l'hai?
Eccomi, mi faccio avanti io. Scusa se mi permetto, ma trovo che questo post ti faccia passare per l'arido saputello che non sei. Chi leggesse queste righe senza conoscerti anche in altri contetsti, penserebbe che sei l'ennesimo intellettualoide frustrato e pieno di sé, talmente pompato da tralasciare l'ortografia con noncuranza consapevole, uno che "tommaseo, cartesiano, kafkiano e lynchiano" lo è nell'animo ma per autoimposizione e per horror vacui.
La realtà è insieme più semplice e più complicata di come la essudi te. Dovevano chiudere il cinema, hanno esposto l'annuncio che gli faceva comodo esporre, poi è rimasto lì più del previsto. Chissà a chi spettava metterla, chissà a chi spetterà toglierla. Probabilmente, in questo momento, non c'è nessuno al comando.
A te invece che farti tristezza ti dà una saputella ragione di vita, ti intrattiene l'annoiato snobbissimo pomeriggio di festa. Che ti devo augurare? Di passarci anche te da un fallimento?
Ma per fortuna ti salvi in corner, facendo la caricatura di te stesso, con l'immagine grottesca dello "scranno prét-à-porter", che getta un barlume di consapevolezza sul resto del pezzo. Consapevolezza che a scrivere questa roba passeresti da ridicolo a ogni latitudine, con ogni estrazione sociale, a chiunque. Menomale.
Eh, ma il Fontinaboy non è stato poi sempre un po' così: assiso su uno scranno di cristallo, robusto finché non si rompe (ed è facile che si rompa), ma teoricamente tremolante, periclitante.
A me non rode niente del Politeama, per inciso. E' un post esagitato, esagerato, iperbolico, (auto)caricaturale, fuori da ogni possibile realtà decente. Fontinesco, ovvia.
Il post m'è piaciuto. Ma tra esso e i commenti noto che c'è un tassello che mi manca per comprendere bene il tutto. Che c'è dietro? Una polemica? Un vissuto? Una storia? Dite, dite...
No, è una cosa che ha stupito pure me. Quel tassello capisco di poterlo aver suggerito io stesso ma in realtà non c'è. Nessuna polemica, nessun vissuto, semplicemente una radiografia - se vuoi sprezzante e antipatica - del reale che circonda il Fontinaboy.
Qua sei in "minore", gb?
E' che il software dei commenti rintuzza in automatico l'arroganza delle mie maiuscole.
>E' che il software dei commenti rintuzza in automatico l'arroganza delle mie maiuscole.
Ahi, balorda questa.
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