venerdì 14 dicembre 2007
La prima
Compitato da Fontina Boy alle 13:42 5 paralipomeni Materia: Le fulmicotonate
Bolle!

Federica però si era già persa nella droga e nella rivendita di kalashnikov agli orfani dell'Irpinia terremotata e, avvezza alla vita rock, non le avrei più ispirato tenarume. (ma a me, tum-tu-tum!, da allora è sempre battuto forte il cuoricino, per le Cristine.)
Compitato da Fontina Boy alle 12:50 2 paralipomeni Materia: Più bio che auto
giovedì 29 novembre 2007
Tubercolite

Compitato da Fontina Boy alle 21:28 18 paralipomeni Materia: Acne
domenica 18 novembre 2007
Il mondo in un pugno.

Compitato da Fontina Boy alle 21:11 3 paralipomeni Materia: Più auto che bio
martedì 6 novembre 2007
Col Q, col Q!

Compitato da Fontina Boy alle 10:59 6 paralipomeni Materia: Sport
martedì 9 ottobre 2007
Un bacio.

Compitato da Fontina Boy alle 11:45 38 paralipomeni Materia: Cosacce
domenica 23 settembre 2007
Fontina Boy fa sul serio.
Se si potessero spiegare tutti i misteri di un numero come 51.201
Drappeggiata di un velluto blu
o di un profondo rosso,
l’arancia meccanica nella tua mano quasi
si inchinava mentre mi facevi giù la testa
e fissavi, colpevole d’innocenza,
un paio di istantanee a tizi cogli
occhi spalancati chiusi.
Non mi basta più nemmeno il cinema, e
i sogni dei sogni non riesco a farli.
Compitato da Fontina Boy alle 16:39 3 paralipomeni Materia: Poeta
venerdì 3 agosto 2007
Ditale.

Compitato da Fontina Boy alle 21:47 2 paralipomeni Materia: Cosacce
venerdì 13 luglio 2007
L'ora degli esami.

A inizio seconda media, ho risposto a tutte le domande del ragazzo bocciato che, a turno, ci vessa ripetutamente, totalizzando uno score parecchio altino: cosa sono le mestruazioni?, chi colpiscono per lo più?, pigliano se hai già avuto la varicella?, Moana ce l'ha sfondata?, e se ti pigliano gli orecchioni mentre ce l'hai duro?, i ditalini si fanno con l'indice o con il medio?, sotto la minigonna Lisa le porterà le mutande?, hai mai buttato una penna in terra per cercare di vedere la cicala della Luzzi-madonna-la-Luzzi? Così, passato quasi un anno, mi reputo abile al grande passo e, tre giorni prima degli esami, gli orali, appena dopo qualche giorno dagli scritti, vado al sodo, incontro al massimo pericolo, con coraggio. Faccia bassa, passettini nervosi, voce innaturalmente roca, cappello, occhiali da sole, amico con la barba di supporto, affronto l'edicolante sotto casa, quello matto venuto da lontano, quello che fino all'altro ieri era un mito per avermi trovato come arretrato il Topolino 1756 che credevo esaurito e che ora appare come Minosse, feroce giudicatore di anime ancora pie e innocenti ancorché piene di ormoni e titillanti. Prendo i Grandi Classici Disney numero 50, quello con "Paperino e l'eredità di Babe", che grande storia, un Massimo De Vita da memoriale, e un numero a caso de "Le ore", fra una caterva di pagine patinate ostentanti il bengodi. Non c'è tempo per la scelta, il primo che viene deve andare bene; va bene. Pago e via di filata alla ferrovia, in mezzo ai campi, ascensione lunare, corsa agli armamenti, il petrolio della Guerra del Golfo, i gambi dei girasoli a imperlare di sangue le ginocchia implumi. Il mio amico vorrebbe sfogliare lui e allora va messo in riga: due dita a righello in mezzo all'ipofisi, la sua, e il frusc-frusc delle pagine adesso è tutto mio. Spastico! Non c'ho mai visto tanto, ma adesso non ci vedo più: fiche spanate, nere come l'universo, misteriose come l'aldilà o il primadiqua, definite come gli A4 di Educazione Tecnica già riquadrati, rigogliano dinanzi a me, incicciolite da escrescenze di carne che paiono alveoli polmonari, come quelli della scheda di approfondimento 3bis del libro di scienze, paiono rose sbocciate al sole primaverile, pocce incontrovertibili che manco a gonfiare al massimo un Tango vien della roba così, culi a mandolino che Ligeti se li sogna la notte e a noi ci fanno suonare il flauto che io ho le dita brevi e non arrivo a chiudere l'ultimo buco, labbra di velluto e il Tegolino è già ricordo alla pari degli omogeneizzati. Stiamo tre ore lì, sette trenini del Casentino passati fischiando, fa quasi buio, io, onnivoro, leggo anche le didascalie, le note a pié di pagina, tutto incamero, il mio amico mi balzella attorno per cercare di superare l'ostacolo oppostogli dalle mie braccia, ma io mi oppongo risolutamente: la cultura è appannaggio di pochi. Spastico, aggiungo. Poi scaviamo come matti una buca due per due, stavolta collabora anche lui finalmente, tiriamo fuori la scatola da scarpe che ci siamo portati dietro, depositiamo il tesoro, il nostro, domani torno, dopodomani pure, e sotterriamo il tutto. Quanto resisterà, maledetti agenti atmosferici che vi ho studiato ma non siete ancora sotto il mio controllo?
Infine, gli esami: io, brillante, procedo oltre con ottimo, il mio amico da settembre si chiamerà ripetente. Che spastico, non superare questi esamini. La prima sega, quella sera stessa, già rigorosamente in bagno, è stato un distinto ma, a mio avviso, è servita pure lei.
Compitato da Fontina Boy alle 14:41 6 paralipomeni Materia: Alle medie
mercoledì 4 luglio 2007
Infortunio.
Guerriero ferito,
in battaglia caduto,
ma non perito, non finito.
Quando, quando
ritornerai a sparare
spari di pace.
Compitato da Fontina Boy alle 20:12 3 paralipomeni Materia: Poeta
domenica 10 giugno 2007
Postmoderno.
ho frammentato la prosa
e non gli ho trovato un senso
ma va bene così!?mi ha detto un critico
si arriverà a un poeta che si spiega
in postmoderno Donati analizza tautologie
a un robot che dia dignità a onde bip e a radiazioni crzz
i cortocircuiti si chiameranno poesie
Compitato da Fontina Boy alle 01:10 3 paralipomeni Materia: Poeta
domenica 13 maggio 2007
Una terribile malattia infettiva.

Arrivato alla fase dell’epopea bauscia, Ale non sa proprio più che inventare per mettere nelle peste il suo protagonista Renzo, uno che fermo non ci sta mai: ha pensato di farlo finire nelle grinfie di un conte-vampiro della Transilvania, tanto cattivo da essere innominato, ma poi gli è sembrato di non essere sufficientemente originale. Il brogliaccio bianco che gli si para davanti lo affligge e il cattivo umore lo deprime a tal punto da dover ricorrere al suo risolviproblemi preferito. Poveretto, a che punto è arrivato. Uno straccio d’uomo. Per rincuorarsi, ogni giorno Ale è solito chiamare la diletta consorte, dallo spregevole passato protestante, per punirla retroattivamente infilando il suo pendaglio da forca – un discreto 24 cm per 9 di diametro – fra le di lei colline pettorali, proprio giù in fondo al vallone dove il versante solatìo ha la peggio su quello bacìo. Vedendolo sparire di là da quelle, Ale immagina istintivamente l’infinito e, roso dall’invidia, spinge su e giù su e giù con sempre minor moderazione. Cercando la pace che la camomilla gli nega, ecco che Ale trova quel pomeriggio l’ispirazione e, nell’orgasmo dell’idea appena formatasi in mente, prorompe euforico: “la spagnola!, la spagnola!”, intendendo la novella peripezia in cui avrebbe presto capitombolato il suo Renzo, ovvero la temibile peste bubbonica del XVII secolo appunto conosciuta come spagnola. Enrichetta Blondel, moglie stupida e protestante, fraintende tutto e crede che il suo Ale abbia invece finalmente coniato un nome al giornaliero gesto analgesico e, leccandosi le labbra inondate dal risultato del suo trasporto creativo, replica con rara cretineria: “e allora questa si chiamerà crema catalana!”.
Compitato da Fontina Boy alle 09:56 3 paralipomeni Materia: Letteraria
martedì 1 maggio 2007
Tris di primi.
Io, incapace di sognare,
l’oblio della mente,
il Nulla.
Mi fingo in poesie.
Poesie, e poi più:
monologhi di morti.
Poeta è chi sente
poesie dentro chi non l’ha scritte.
Compitato da Fontina Boy alle 16:06 5 paralipomeni Materia: Poeta
martedì 24 aprile 2007
American Gnicche #3.

La cosa toga de gira’lmondo è che ala fine t’acorgi che nsemo altro che un unico, grande paese. Voglio dì proprio quello: che Lusengeles se pol paragonare al Puggiulino, preciso, paro paro. Tranquillo, aposto toh! La luce elettrica c’ariva, le strade sono asfalte, lo smogghe t’ariva al naso prima de le curegge, i rabuschi son tutt’uno lì a fa’nna ghenga e rapina’lle vecchine. Ensomma, un cambia mica de molto. Che ta’ dì, un ce sarà la sagra del maccheron cu locio, ma pu semo lì eh, mica beghe. En pratica, a stacce a lungo, t’acorgi che pure la lingua segue gli stessi schemi, le stesse regole che paddave’ a che afa’ con quelli de Rezzo iobonino. La lingua, quella cosa viva e vegeta che muta, se trasforma in quello e cotesto, che s’arvolta a seconda de come uno la usa o ulla usa; quella cosa che te dà l’idintità e te fa sembra’ piu vivo, specie quando acatti na cicala e quella ulla finisce de smucinatte el palato col su turciglion de ciccia madonnabona. La lingua è proprio cotesta cosa lì, bravi!
Ensomma, girellando e argirellando, salten fora anche i loghi comuni, le frasi fatte, gli steroidi, l’intercalari, i modi de dire… Tutt’un casin de roba che te fa sentire a casina ogni volta de più. Anche perché scopri, lì più che mai, che tuttel mondo èn paese. Npaesone se vulite, ma sempre den paese se quistiona. Oggi, peffalla breve, ho scoperto che il nostrale “tocca ferro” se dice, daste parti, “noccunvud”. Ah, nfate i bischeri e atenzione eh, che questa è come se pronuncia la frase, che pare de sentì nceco del Chiaveretto dicchencvede. Ma tanto lo saprete già, in inglese la pronuncia dela frase è spesso anzicheno molto diversa da come la medesima se scrive. Nel fattispecio, la frase in quistione se scriverebbe cusì: “nocc un vud”, con la doppia spaziatura a dappiù enfasi ale tre singole parole, a fassì che uno che la scriva o che la legga ci pensi su almeno du volte dopogni singola parola, a fassì, ala fin del salmo, chel brodo salunghi npochino, che sinnò ale millottocento battute d’ordinanza col cacchio che c’arivi ogni volta.
En pratica, il nostro tocca ferro doventa un bussalegno, a tradurre letterale. Ma, come mensegnava el mi maestro poraccio ch’è morto dun malaccio l’altro par de sere fa, tradurre letterale è sempre nmale e, ala fin del salmo, parafrasando, el significato dela frase doventa: “scopa Pinocchio”. Paraccio el mitico Pino, l’americani ce lanno contro de lui perché ncittino cusì togo ullanno maavuto, come m’ha ditto na vicchina che stava schiantando a brutto muso sul’asfalto cocente che qua’l solarino picchia come ncoso. Io ho appreso la lezione e, gratole, me ne sono pu ito via al’ipercoppe locale qua, che c’avevo napuntamentino con du offertine trepeddue da sognalle la notte. Ah e se’, le pedinavo da npo evvia, ma ala fine ce l’ho fatta a famme na spanciata de quelle da raccontalle. Oh-oh bonini custì, magari la prossima mesata eh!
Compitato da Fontina Boy alle 15:23 3 paralipomeni Materia: Al giro
sabato 7 aprile 2007
Savoir-faire.

L'altro grave problema che affligge l'umanità, e per questo ci son tutte le guerracce che ci sono, è che, fra i pochi che ormai annusano giornalmente fica, non tutti sanno come annusarla appropriatamente per beneficiarne a puntino, e di conseguenza farne beneficiare tutto il genere umano. Bisogna saperci fare, ecco. La mia plurima esperienza ha fornito le basi per permettermi di parlarne. Innanzitutto, l'indumento pulsante fica deve essere odoroso soltanto di quel fragrante aroma e non altro. Non si devono cercare indumenti che odorino anche di cureggine, per farla breve. L'autenticità dell'afrore è il primo passo per il secondo Big Bang della Storia. La seconda e ultima regola fondamentale è che, nel mentre si annusa, si può liberamente prendere la propria ciste di carne in mezzo alla gambe, farla stagionare come col pecorino e continuare a massaggiarla con la mano in su e in giù, proprio come se si stesse adoperando una sega a vapore da falegname. Ma, attenzione, mano destra se la fica è agra, mano sinistra se la fica è nell'altro verso.
In ultimo, il segreto da tramandare a memoria: fica non è l'anagramma di pupù. Peccato, ma va sempre tenuto in considerazione quando si annusa.
Compitato da Fontina Boy alle 08:23 21 paralipomeni Materia: Cosacce
venerdì 23 marzo 2007
Porto d'approdo.
In tanto nitore di questa videociviltà
mi ritrovo a cercare
un punto di tenebra
sia pure un buco di spaziale nero
sia pure una rorida fica
Compitato da Fontina Boy alle 04:00 6 paralipomeni Materia: Poeta
venerdì 2 marzo 2007
American Gnicche s'arfa vivo.

O sentiamolo alora, me dico. Maremma, proprio un cuccomero, e de che tinta! Rossantanto! Pu, dolce che speri solo d’avello corpo pe na mesata de fila, succoso come pòchi, de punto nbianco me pariva desse arivo nel Bengodi. Se stava da papi con quel cuccomero sula trippa. Ondo li faran crescere, ho iniziato a quistionare fra me e me, ala Nasa iobonino?!
Ensomma, tralle e baralle, potete pensare quel che ve pare ma sti americani son sempre no zinzinino più avanti de noaltri pora gente. Anche sui cuccomeri ce danno i punti e alora pu non c’è trippa peggatti proprio.
Ah, e un v’ho ditto la cosa più toga: al’ipermercato, qua, i cuccomeri o comunque la frutta e la verdura in genere mica è come da noaltri che va pesata soppesata ripesata prezzata arinsoprellata. Dupalle che non se finisce più. Qua la pigli cusì com’è e tranquillo la porti, a mano col carello come te pare, ala cassa. Aposto così. Lì loro lo san già qual èl prezzo, un fan tante storie tante beghe come qui da noaltri, lo paghi tranquillo e chi sè visto sè visto. Al’ipercoop, tanto per diddu bischerate fra nualtri, chissà quante volte mè tocco artonnare dal verdurame perché mero scordo de prezzal cuccomero. Cola fila, entanto, che me passava avanti, faceva casino, pareva el finimondo madonnabona. E qui no, o comenn’arsarà qui in America? Toga è, ma de molto anche.
Sennestessi a Rezzo guasi guasi me ce trasferisco.
Compitato da Fontina Boy alle 06:49 4 paralipomeni Materia: Al giro
giovedì 22 febbraio 2007
La nostalgia.

La linea d’intesa è tracciata, invisibile come un parallelo, indelebile come argento di lumaca, e ti trovi a scoppiare a piangere. I passanti possono dimostrarsi gentili, interessandosi a te, ma non possono aiutarti: né di sollievo né di dolore, il sordo brontolio, come un rutto d’intestino, si è già incamminato, il rametto col sacco appeso sulle spalle, e tu non sei più capace di afferrare il presente attorno a te. Vorresti anche, ma non ce la fai. Hai un ologramma davanti: vivido, tangibile, non riconducibile a chi sei ora e a dove sei. Cos’è quel buco, là, sulla strada dieci metri più avanti da te, se non la trincea che, qualche anno fa, usava ripararti dall’attacco dei disgraziati bioastromostri verdi da Plutone? Come profuma di 1985, quel marzo spolverato di farina e le scuole chiuse, l’aria? Come splende, di luce di polvere, la pieve? Cos’ho lasciato, un amore, un souvenir, l’innocenza?
Non hai bisogno di trovarti altrove, o in una strada polverosa del Texas; magari aiuterebbe, ma potresti essere a casa tua, comodo sul divano, chissà se assorto. Arezzo fuori dalle finestre. Potresti leggere, stirare, fare i compiti. Scrivere. Sei tu, ora, luogo; tempo. Significante, significato. Il serbatoio della memoria, svasato, è ora un drive-in che proietta il mondo. I riflessi, visto l’elevato tasso di lamiere, si sprecano. Il sacco lacrimale, il tuo, è l’oceano.
Sì, maestra: così, in sintesi, descrivo il capocollo.
Compitato da Fontina Boy alle 09:54 8 paralipomeni Materia: Poeta
giovedì 15 febbraio 2007
Supereroi.

Lui merita altrove.
Compitato da Fontina Boy alle 19:34 8 paralipomeni Materia: Lavorìo
sabato 3 febbraio 2007
American Gnicche.

Ensomma… l’America ragazzi!, mica chiuschino. Quelli che me dà el mi babbo dan par danni, cioè da quando me so laureato apunto, se chiameno nvece gnucchini, lu dice chen faccio nasega dala mattina ala sera: “O prova a entrare a lipercoppe!", me fa tanto che franpo' divento citrullo. O se a me me piace l’Esselunga?
Sicché, pensa e arpensa, me dico: massì toh!, oh andiamo da st’America. Finora l’ho vista in un par de filmi, Isi Raider, Forest Gamp e tituli cusì, e ora che c’ho il benservito, un ce dovrei vire? Envece ce vado ma anche de molto ala svelta!
Citti, alla fine ce so sbarco a Ollivud, nel mizzo de Lusengeles. Che ditto così, longo longo com’è stu nome, me par desse a Ciciliano, ma robbadamatti. Io pensavo proprio de costruilla, edificalla na sala col pruiettore e nvece la prima cosa che lamericani me dicono è: “Iar sinema is samfing artistic”. O che vogliono sti bruti che manco sanno di'ddu frasincroce? Mica c’arpensavo che noaltri italiani se parla i meglio del mondo!
Poi ce sono npar de cose che me sconvolge: ma ndo so arivo? Me sembra de stappela Casentinese, è tutt’un incrocio, un simafero, nviavai de casino, un diocristo chence se capisce niente.
Sicché anche qui m’artròvo a ire de qua e de là come ncòso, e ala fine me mitto ncerca del solarino che qua picchia dun togo e fa crescere du prugne che te le raccomando. Diobonino, è tutto el doppio, so già divento più alto e più largo nel giro de treggiorni. Anoeh! Come quando da picini te porteno dal Bubini ente c'artrovi fra tutti chi giochi, omadunnina.
Aete capito citti che l’America è ganza? Alò, che fate ancora costà? Poi, madunnina, un v’ho mica ditto la cosa più toga: qua le citte son disinvolte, c’han certe curve adosso che manco pella Libbia… e le mostreno anche sennè più stagione de primizie e uno, per raccontarla, manco se sconvolge più de tanto.
Compitato da Fontina Boy alle 01:00 9 paralipomeni Materia: Al giro
domenica 21 gennaio 2007
Là, proprio l.a.

Finora ce l'ha fatta solo il mio ex collega di origini furlane Formag Gino; ma lui, furbino, si allenava anche di notte, e la cosa - legalmente - non vale.
Compitato da Fontina Boy alle 16:19 2 paralipomeni Materia: Al giro
mercoledì 17 gennaio 2007
V per vegetariano.

Compitato da Fontina Boy alle 13:44 5 paralipomeni Materia: Più bio che auto
sabato 13 gennaio 2007
Pesi massimi.
1)La realtà non è quella che appare, ma quella che si cela dietro le apparenze.
4)E' difficile ammettere i propri difetti, più facile è ammettere quelli degli altri.
5)La morte è una cosa bella, soprattutto se non sopraggiunge mai.
6)Tutti devono morire prima o poi. Meglio poi, che prima.
7)La vita è un film senza lieto fine.
9)La vita è un film interrotto a metà.
12)Poeta è chi sente poesie dentro chi non le ha scritte.
14)Senza pretendere niente, non otterrai mai nulla; pretendendo troppo, non otterrai mai nulla uguale perché nessuno ti darà mai niente.
Compitato da Fontina Boy alle 12:59 4 paralipomeni Materia: Poeta
sabato 6 gennaio 2007
Chiuso per estate.

Sì, Caroselli, le stagioni sembrano esistere ancora, a donarci qualche misera certezza; di contro, la sciatta ignoranza e l’indifferenza nei confronti della sciatta ignoranza sono più vispe che mai.
Compitato da Fontina Boy alle 12:12 8 paralipomeni Materia: Acne